venerdì 7 giugno 2019

Interludio bolognese


La sua vigorosa vecchiaia ha i volti e le forme del gotico. Bologna è nel Medioevo quello che Pompei è nell'Antichità: un monumento ai costumi e alla domestica esistenza dei secoli. 

Lady Morgan, Italie, Parigi 1821



Io, toscano e fiorentino di razza... io amo anzi tutto e soprattutto e per tutto tutta Italia e poi dopo Bologna. 
Amo Bologna, per i falli, gli errori, gli spropositi della gioventù che qui lietamente commisi e dei quali non so pentirmi. L'amo per gli amori e i dolori, dei quali essa, la nobile città, mi serba i ricordi nelle sue contrade, mi serba la religione nella sua Certosa. 
Ma più l'amo perché è bella. A lei anche infocata nell'estate, torna il mio pensiero dalle cime delle Alpi e dalle rive del mare. 
E ripenso a momenti con un senso di nostalgia le solenni strade porticate che paiono scenari classici e le piazze austere, fantastiche, solitarie, ove è bello sperdersi pensando nel vespero di settembre o sotto la luna di maggio, o le chiese stupende ove sarà dolce, credendo, pregare d'estate, i colli ov'è divino essendo giovani, amare di primavera, e la Certosa in alcun lembo della quale, che traguardi dal colle al dolce verde immenso piano, si starà bene riposare per sempre.
Bologna è bella. Gli itialiani non ammirano quanto merita la bellezza di Bologna: ardita, fantastica, formosa, plastica nella sua architettura trecentistica e quattrocentistica di terra cotta, con la leggiadria delle logge, dei veroni, delle bifore, delle cornici. 
Che incanto doveva essere tutta rossa e dipinta nel cinquecento! I secentisti spagnoli e gli arcadi settecentisti la guastarono mortificandola di lividori, mascherandola e mettendole la biacca. 
Oggi a mano a mano i lividori spariscono alla luce delle libertà, la maschera e la biacca si spasta. 
E le bellezze di Bologna sorridono al sole.

Giosuè Carducci, Il centenario dell'Università, in Bologna nel 1988, Supllemento Straordinario del Secolo, 10 giugno 1888



I tesori della Pinacoteca bolognese non stancano di certo, anche se bisognerebbe migliorarne molto la fruibilità cominciando dalle didascalie. Da non mancare è pure una visita agli altri musei bolognesi: quello “della città”, ad esempio, che è scenografico.
Nella collezione delle Belle Arti - accanto a Giotto, Raffaello, ai Carracci, a Reni - stanno nientemeno che un ultimo Tiziano e il feroce El Greco, che in pochi centimetri di tavola ti trasporta a Toledo.
Ma al Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell’Arca, in Santa Maria della Vita, è bello tornare a distanza di pochi giorni, anche di poche ore, per una necessità che si precisa ad ogni approccio. Le opere scultoree capaci di chiamare alla partecipazione più viva non mancano altrove; penso, ovviamente, alle presenze marmoree di Bernini. Certo, la terracotta non è il marmo e le ragioni che chiamano ad interrogarsi sul capolavoro di Niccolò dell'Arca risiedono assai nei misteri dell'opera e delle sue fonti dirette; ma si trovano pure altre suggestioni, assecondando il privilegio dell'interpretazione.
Trovo che la dimensione a grandezza naturale delle sette sculture, disposte fronte agli spettatori nascondendo i piedistalli, consenta d'instaurare tra il gruppo e i presenti (non mi è ancora capitato di esserci da solo, al massimo con quattro o cinque visitatori) un rapporto di sudditanza relazionale: vince su chi guarda chi in terracotta è guardato.
Il fatto che, in questo genere di opere, la ricerca di coinvolgimento emotivo sia anzitutto parte dell'intento artistico e devozionale è cosa risaputa. Eppure non saprei valutare quanto Niccolò dell'Arca, per espressioni e gesti così prossimi al vero, avesse considerato appieno le diverse implicazioni. L'elevatissimo grado d'intensità drammatica generata dal gruppo scultoreo è nota anche alla sua letteratura; si va dalle Marie «sterminatamente piangenti» di Malvasia (scrisse così nel secolo barocco, quello che lo scultore pugliese-bolognese aveva anticipato in modo tanto preveggente) al «Dolore furiale» di D'Annunzio. Ma, stando fronte alle statue, esse ci conducono forse a prender parte ai sentimenti altrui per farli nostri? Mi pare, invece, che per esorbitante trasmissione d'affetti ricevano da noi una muta gravità che solo allontanandosi è possibile determinare nelle ragioni e a parole. Timore deferente è il nostro davanti a morte e dolore così impetuosamente scontrati, inscenati nell'atto affliggente che si consuma sotto lo sguardo e che ci pone nello stato di un sincero imbarazzo. La partecipazione emotiva si misura allora, forse, nel suo contrario: l'esclusione, l'assenza.
L’azione riprecipita difronte a chi guarda con tale immediatezza che subito ci si sente come "di troppo". Si crea, per diversi istanti, un disagio attrattivo; a sorpresa, il gruppo ci restituisce il nostro impedimento, la nostra inadeguatezza a prendere parte alla tragedia. E fra visitatori ci si trova immersi in un silenzio reciprocamente contagioso, proprio davanti ad un Compianto fatto di urla e grida. In un istante fulmineo e inesauribile la Maddalena piomba nello spazio neutro in cui abita il gruppo; uno spazio che, dopo diversi minuti, riguardiamo per pensarlo vestito di elementi architettonici. La nostra attenzione è ogni volta chiamata per prima da lei, da Maddalena; e forse ancor più dal panneggio che corre in scena portando un dolore declinato con attitudini diverse dalle pie donne. È davvero il Compianto del grido e dell’urlo? Mi pare lo sia se letto attraverso i molti vividi particolari, perché l'atteggiamento ricettivo al quale dispone potrebbe invece definirsi prossimo a quello che distingue San Giovanni, incagliato al centro in uno stato d'animo che non è ancora capace di articolare.
Si consuma a un passo da noi, che guardiamo da dietro una piccola inferriata, un evento consumatosi due millenni fa per esserci restituito con immediato realismo e una porzione scomposta di verità capaci d'instaurare una relazione fra spettatore e Tempo che trovo davvero enigmatica. L'opera, infatti, per via dell'eccesso d'esattezza nel consegnarsi allo spettatore, marca la distanza temporale mediante la partecipazione muta e grave di chi la fruisce; ed è quella stessa feroce mimesi statuaria che, per intrinseca verità, dispone all'immediatezza del presente.
C’è poi il mistero di quale fosse l'originale posizionamento di ciascuna delle sette figure. A me questo, che è novecentesco, convince molto (quella centrale sta un passo esatto dietro alle donne), anche se ho imposto a me stesso d'immaginarne un altro possibile.
Giuseppe d'Arimatea invita allo sguardo lo spettatore, ma solo per ricordargli di continuare a tacere; da vicino è insostenibilmente ammiccante. Le tracce di colore si vedono molto bene dal vivo, in particolare il blu pavone. Ma quali erano gli altri colori delle statue? Per la verità non vorrei che continuare a guardarle così, con quel dominante e terragno incarnato che suda alla luce.


Alfonso Lombardi, Compianto sul Cristo morto (circa 1524) in Cattedrale di San Pietro
Alfonso Lombardi, Compianto sul Cristo morto (circa 1524) in Cattedrale di San Pietro
“Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia”, ovvero: “Il pane è vita, il vino è allegria, la cannabis è protezione”. Questa scritta, che fa riferimento alla ricchezza che la coltivazione della canapa ha portato a Bologna la si trova in via Indipendenza, quasi all’angolo con via Rizzoli, sotto la Torre Scappi, sulla volta del Canton de’ Fiori.
“Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia”, ovvero: “Il pane è vita, il vino è allegria, la cannabis è protezione”. Questa scritta, che fa riferimento alla ricchezza che la coltivazione della canapa ha portato a Bologna la si trova in via Indipendenza, quasi all’angolo con via Rizzoli, sotto la Torre Scappi, sulla volta del Canton de’ Fiori.

La fontana del Nettuno e la facciata di Palazzo d'Accursio in Piazza Maggiore

Il Nettuno della fontana in Piazza Maggiore, opera di Portigiani, Laureti e Giambologna (1566)

La Porta Magna di Jacopo della Quercia (Basilica di San Petronio), dal 1425

Le volte della Basilica di San Petronio, 1390-1663

Nella navata centrale della Basilica di San Petronio, 1390-1663

Il ciborio dell'altare maggiore è opera del Vignola (1547) e il crocifisso ligneo è quattrocentesco, nella Basilica di San Petronio, 1390-1663

Il Giudizio Universale della Cappella dei Re Magi (Cappella Bolognini) affrescato da Giovanni da Modena (circa 1410) nella Basilica di San Petronio, 1390-1663

L'Adorazione facente parte delle Storie dei Re Magi nella Cappella dei Re Magi (Cappella Bolognini) affrescate da Giovanni da Modena (circa 1410) nella Basilica di San Petronio, 1390-1663

Polittico ligneo con ventisette figure intagliate e altre dipinte, opera di Jacopo di Paolo (XV secolo)
nella Cappella dei Re Magi (Cappella Bolognini), nella Basilica di San Petronio, 1390-1663

Pavimento a maioliche della Cappella di San Sebastiano, nella Basilica di San Petronio, 1390-1663

Guardando la Cappella dei Re Magi (Cappella Bolognini) affrescata da Giovanni da Modena (circa 1410) nella Basilica di San Petronio, 1390-1663

Nella navata centrale della Basilica di San Petronio, 1390-1663

Pulpito ligneo nella navata centrale della Basilica di San Petronio, 1390-1663

Pannello centrale del rosone (appena restaurato), opera di Giacomo da Ulma su disegno di Michele di Matteo, nella Cappella della Santa Croce (Cappella Rinaldi) della Basilica di San Petronio, 1390-1663
Sotto i rilievi della facciata, verso la Porta Magna di Jacopo della Quercia (Basilica di San Petronio), dal 1425

Parte della facciata della Basilica di San Petronio, dal lato della porta sinistra con le sculture e i rilievi di Jacopo della Quercia, dal 1425

Stemmi studenteschi e iscrizioni in onore dei professori sulle volte dell'Archiginnasio (1563)

Stemmi studenteschi e iscrizioni in onore dei professori sulle volte dell'Archiginnasio (1563)

Stemmi studenteschi e iscrizioni in onore dei professori sulle volte dell'Archiginnasio (1563)

Stemmi studenteschi e iscrizioni in onore dei professori sulle volte dell'Archiginnasio (1563)

Stemmi studenteschi e iscrizioni in onore dei professori sulle volte dell'Archiginnasio (1563)

Stemmi studenteschi e iscrizioni in onore dei professori sulle volte dell'Archiginnasio (1563)
Stemmi studenteschi e iscrizioni in onore dei professori sulle volte dell'Archiginnasio (1563)

Stemmi studenteschi e iscrizioni in onore dei professori sulle volte dell'Archiginnasio (1563)
Sul tetto della Basilica di San Petronio, guardando i colli

Sul tetto della Basilica di San Petronio, guardando la città

Sul tetto della Basilica di San Petronio, guardando la città: la cupola del Duomo di San Pietro e le due torri più celebri.

Sul tetto della Basilica di San Petronio, guardando la città: la cupola del Duomo di San Pietro e le due torri più celebri.
Sul tetto della Basilica di San Petronio, guardando verso Santo Stefano

Sul tetto della Basilica di San Petronio, guardando verso i colli

Sul tetto della Basilica di San Petronio, guardando verso i colli si scorge il Santuario della Madonna di San Luca

La Torre degli Asinelli (1109-1119)

Palazzi nei pressi della Torre degli Asinelli (1109-1119)
Interno della Chiesa del Crocefisso (VIII secolo) nel complesso di Santo Stefano (dal IV secolo)
Interno della Chiesa del Crocefisso (VIII secolo) nel complesso di Santo Stefano (dal IV secolo)
Interno della Basilica del Sepolcro (V secolo) nel complesso di Santo Stefano (dal IV secolo)

Interno della Basilica del Sepolcro (V secolo) nel complesso di Santo Stefano (dal IV secolo)

Interno della Basilica del Sepolcro (V secolo) nel complesso di Santo Stefano (dal IV secolo)

Interno della Basilica del Sepolcro (V secolo) nel complesso di Santo Stefano (dal IV secolo)

Interno della Basilica del Sepolcro (V secolo) nel complesso di Santo Stefano (dal IV secolo)
Interno della Basilica dei protomartiri San Vitale e Sant'Agricola, la più antica del complesso di Santo Stefano (dal IV secolo)
Interno della Basilica dei protomartiri San Vitale e Sant'Agricola, la più antica del complesso di Santo Stefano (dal IV secolo)

Interno della Basilica dei protomartiri San Vitale e Sant'Agricola, la più antica del complesso di Santo Stefano (dal IV secolo)

Sarcofago altomedievale nella navata di destra della Basilica dei protomartiri San Vitale e Sant'Agricola, la più antica del complesso di Santo Stefano (dal IV secolo)
Il cosiddetto "Cortile di Pilato", uscendo dalla Basilica del Sepolcro, con vasca in pietra calcarea: opera longobarda 737-744
I porticati in stile romanico che affacciano sul cosiddetto "Cortile di Pilato", uscendo dalla Basilica del Sepolcro, con vasca in pietra calcarea: opera longobarda 737-744

Nel chiostro del complesso di Santo Stefano, su due piani: quello inferiore (probabilmente anteriore al Mille) è impostato su ampie aperture ad arco preromaniche; quello superiore è colonnato in stile romanico, probabilmente opera di Pietro d'Alberico (metà del XII secolo).

Nel chiostro del complesso di Santo Stefano, su due piani: quello inferiore (probabilmente anteriore al Mille) è impostato su ampie aperture ad arco preromaniche; quello superiore è colonnato in stile romanico, probabilmente opera di Pietro d'Alberico (metà del XII secolo). Campanile del XIII secolo.

Nel chiostro del complesso di Santo Stefano, su due piani: quello superiore è colonnato in stile romanico, probabilmente opera di Pietro d'Alberico (metà del XII secolo)
Nel chiostro del complesso di Santo Stefano, su due piani: quello inferiore (probabilmente anteriore al Mille) è impostato su ampie aperture ad arco preromaniche; quello superiore è colonnato in stile romanico, probabilmente opera di Pietro d'Alberico (metà del XII secolo).

Decorazioni sulla parete esterna della Basilica del Sepolcro (V secolo)

La tomba del glossatore Ronaldino de' Passeggeri (1305), al fianco della Basilica di San Domenico
L'Arca di San Domenico, dal 1267 opera di Nicola Pisano nella Basilica di San Domenico cui seguirono Niccolò dell'Arca, Michelangelo Buonarroti, Alfonso Lombardi e Jean-Baptiste Boudard.

Sull'Arca di San Domenico, dal 1267 opera di Nicola Pisano nella Basilica di San Domenico, a destra il San Procolo scolpito dal giovane Michelangelo Buonarroti
Nella Basilica di San Domenico, La gloria di San Domenico di Guido Reni (1613) nella Cappella del Santo
Nella Basilica di San Domenico, La gloria di San Domenico di Guido Reni (1613) nella Cappella del Santo. Al centro l'Arca di San Domenico.

L'organo della Cappella del Rosario sul quale Wolfgang Amadeus Mozart, nella Basilica di San Domenico, studiò come allievo di Padre Martini. L'organo è del 1760, opera di Giovagnoni.

Nella cappellina Casali, a destra dell'altar maggiore, nella Basilica di San Domenico, Il Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria di Filippo Lippi (1501)
Nella cappellina Casali, a destra dell'altar maggiore, nella Basilica di San Domenico, Il Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria di Filippo Lippi (1501)

Spaghettoni al ragù di agnello
Cotoletta alla bolognese

La finestrella di Via Piella che affaccia sul Canale delle Moline

Facendo tortelli sotto la Torre degli Asinelli

La Torre degli Asinelli (1109-1119) e la Torre della Garisenda (1109-1110)
Lippo di Dalmasio, Polittico, 1390 circa (Pinacoteca Nazionale)
Giotto, Polittico di Bologna (1330-1334). Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Rinaldo di Ranuccio, Crocefisso (1265). Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Francesco da Rimini, Quattro figure in costume laico (1320-1325). Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Cima da Conegliano, Madonna con il Bambino (1490 circa). Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Ercole Roberti, Volto di Maria Maddalena piangente (14780-1486). Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Antonio e Bartolomeo Vivarini, Polittico (1450). Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Raffaello, Santa Cecilia in estasi con i santi Paolo, Giovanni evangelista, Agostino e Maria Maddalena (1518 circa). Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Il Parmigianino, Madonna col bambino e i santi Margherita, Girolamo e Petronio (1529). Pinacoteca Nazionale di Bologna.

El Greco, Ultima cena (1567-1568). Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Tiziano Vecellio e aiuti, Gesù Cristo e Il buon ladrone (1563 circa). Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Guido Reni, Gesù Cristo in pietà pianto dalla Madonna e adorato dai santi Petronio, Francesco, Domenico, Procolo e Carlo Borromeo (1616). Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Guido Reni, Sansone vittorioso (1617-1619). Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Annibale Carracci, L'Arcangelo Gabriele. La Vergine annunziata (1588). Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Affresco staccato da Palazzo Torfanini ed opera di Niccolò dell'Abate, Alcina riceve Ruggero nel suo castello (XVI secolo)
Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita

Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita

Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita

Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita
Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita
Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita

Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita

Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita

Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita

Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita

Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita

Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita

Compianto sul Cristo morto (1463-1490) di Niccolò dell'Arca in Santa Maria della Vita

La ex-ghiacciaia del XIV secolo nell'Hotel "I Portici"

La terrazza dell'Hotel "I Portici"

Alla stazione di Bologna

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