venerdì 11 gennaio 2019

Chabrol e una lista



Sembra un meme ma non lo è. Chabrol era molto simpatico, si divertiva parecchio e continua a far sorridere ogni tanto.
Su richiesta di un amico che non sa a che punto io detesti le classifiche dei “migliori” ho scritto un elenco di film: quelli che si riguardano con l’emozione rinnovata dalla scoperta di nuovi particolari, spunti di riflessione, suggestioni diverse. Tutti film capaci di riflettersi pure oltre il cinema, anche per fame di verità.
Copio qui la lista: titoli originali in rigoroso ordine sparso.
Certe cose hanno parecchio di antipatico e, coi limiti di ogni lista, a compilarla è stato essenzialmente l’istinto. Non è dunque l’elenco dei “migliori” ma di quelli che lasciano aperta la via: 



The Passenger (Antonioni)
La chambre verte (Truffaut)
L’avventura (Antonioni)
Peter Ibbetson (Hathaway)
Rear Window (Hitchcock)
La Règle du jeu (Renoir)
Ai no korīda (Ōshima)
La Grande Illusion (Renoir)
Le Trou (Becker)
Campanadas a medianoche (Welles)
Le Plaisir (Ophüls)
Les Enfants du paradis (Carné)
The Act of Killing (Oppenheimer)
La dolce vita (Fellini)
There Will Be Blood (P. T. Anderson)
Andrej Rublëv (Tarkovskij)
Le Boucher (Chabrol)
2001: A Space Odyssey (Kubrick)
La pianiste (Haneke)
Kumonosu-jō (Kurosawa)
L’Atalante (Vigo)
Fanny och Alexander (Bergman)
Vertigo (Hitchcock)
Persona (Bergman)
Blade Runner (Scott)
Pierrot le fou (Godard)
Her (Jonze)
Videodrome (Cronenberg)
Ordet (Dreyer)
Ugetsu monogatari (Mizoguchi)
(Fellini)
La Règle du jeu (Renoir)
Eraserhead (Lynch)
Salò o le 120 giornate di Sodoma (Pasolini)
Rashōmon (Kurosawa)
The Man Who Shot Liberty Valance (Ford)
Fury (Lang)