giovedì 22 giugno 2017

Luce's besa - Against blood justice

Sono molto impressionato da questo lavoro degli amici Turi e Nathalie Rossetti.
La storia è di quelle che non si dimenticano e la materia del film è così potente, in primo piano, da aver bisogno soltanto di essere messa nella giusta prospettiva e guidata da pochi, imprescindibili gesti. Per farlo bisogna sommare qualità preziose e sono proprio quelle dei due registi: intelligenza, sensibilità e gusto.

LUCE’S BESA – AGAINST BLOOD JUSTICE from BORAK FILMS on Vimeo.

martedì 20 giugno 2017

Happy End





L'esattezza e l'essenzialità del cinema di Haneke sono sempre tali da contagiare pure la locandina del film: per Happy End un fermo-immagine delle ultime sequenze ripreso dall'occhio incompromissorio di un telefono cellulare. Un segno, un indizio per instradare lo spettatore - dopo la visione - attraverso il nuovo lavoro di un maestro che saggiamente si sottrae, e con costanza, all'impegno di fornire al pubblico le chiavi di lettura della propria opera. E non dovrebbe essere altrimenti: il compito spetta a chi guarda e non a chi fa. Allora ecco il mare, sogno e tomba dei rifugiati; e lo sguardo autistico del mezzo social, diretto su una realtà che è tanto quotidiana quanto straniante a chi lo impugna. Dunque il vecchio e la giovane ragazza che provocano e chiamano morte o salvezza per se stessi. A distanza di pochi metri da Georges, Eve riprende con la videocamera del proprio telefono il nonno che si è spinto in acqua per morire. Sarà tratto in salvo, quasi certamente, dall'arrivo dei due figli: happy end.
La materia di cui sono fatti i film di Haneke compone e relaziona la proprie parti sotto gli occhi di chi guarda riconoscendo insieme alla forma rigorosa della costruzione i significati che da essa si liberano. Certo, l'appassionato può facilmente rinvenire nella filmografia di Michael Haneke personaggi o singoli tratti che si sono consegnati alla scrittura della nuova fatica del maestro con una spontaneità niente affatto citazionista e men che meno autocelebrativa. L'adolescente di Benny's video presta, infatti, a Eve (richiamando la giovane protagonista di Der siebente Kontinent l'onomastica non è forse casuale) la propria irrelazione col contesto degli adulti, qui mediato dai personal computer e dai cellulari invece che dalla videoregistrazione su pellicola. Che era ancora quella di Caché, film che Happy End richiama nel rapporto fra la realtà alto borghese e quella degli immigrati di seconda generazione; là è declinata attraverso il filtro inquietante della memoria, qui invece provocata da un'attualità così pressante da non aver affatto bisogno di essere spiegata. Se è manifesto, pure per il tramite di Trintignan, il rimando ad Amour - non c'è grande maestro del cinema che non saggi altrove e in maniera sempre nuova gli stessi nodi - La pianiste imbraccia qui una viola da gamba (è Claire) ed affida desideri masochistici alla luce metallica di un laptop invece che ad un foglio. E la musica, come sempre nel cinema di Haneke (ad esclusione, ma con parsimonia, di quanto accade nei suoi film per la televisione), non è impiegata come colonna sonora ma direttamente sul set o ascoltata nel sonoro per tramite dei più comuni mezzi di riproduzione. 
Ma non è solo il DNA filmico di Haneke a tendere un arco che ci riporta sino a Code inconnu (la sequenza della violenza su di Pierre alle case popolari è condotta in modo magistrale). È infatti l'essenza stessa del suo cinema che troviamo in questo nuovo lavoro, somma di caratteri e di nevrosi. E il sospetto che forse, questa volta, il bisturi del regista austriaco non sia penetrato in profondità come altrove è ipotesi che si fuga molto presto. C'è qui infatti, diversamente temperato, un ésprit alla Tom e Jerry di Funny Games, forse a cominciare dal fatto che il lavoro di sottrazione ai dialoghi non è condotto in maniera radicale come in altre pellicole; pure tornando ora, in certa misura, al ritmo rilassato di molte sequenze di Das weiße Band. Il risultato è che, laddove in Funny Games lo spettatore è costretto ad inciampi continui nell'orrore provocato dall'attrito fra dramma e tono leggero, qui accade altrettanto ma sulla via di personaggi che, condotti attraverso un itinerario narrativo in costante tensione, non deflagrano. La famiglia Laurent è, infatti, - anche nei luoghi emotivamente più scoperti - impermeabile al turbamento, inadeguata ad appartenere ad un dramma che si tinge così, qua e là, di sfumature grottesche. «Goffo» (gauche) è l'aggettivo col quale Thomas (Mathieu Kassovitz) si qualifica ad Eve (Fantine Harduin); la scusa con cui vorrebbe giustificare la propria irresponsabilità. 
Una bulimia di desideri, così come l'incostanza nell'alimentarli e nel metterli in valore, sono prossime alla sommersione delle informazioni che rendono indifferenti coloro a quali sono dirette. È un accecamento nei riguardi della vita vera, certo quella delle tragedie che scuotono milioni di persone nel mondo. Un autismo degli affetti, sembra suggerirci Haneke; quello che per manifestarsi sullo schermo ha bisogno dei colori pastello indossati per una cena in riva al mare in cui l'ingresso inopportuno dell'altrove, del reale, deve essere ricondotto alla norma di un presente surreale.

mercoledì 14 giugno 2017

Interludio etiope





«Ascoltatemi, o voi che siete il mio popolo, e prestate attenzione alle mie parole. Poiché ho un desiderio di saggezza, ed il mio cuore cerca di trovare la conoscenza. Sono rapita dall’amore per il sapere, sono avvolta dalle corde della filosofia; poiché la saggezza ha oltremodo più valore di qualsiasi tesoro d’argento ed oro, ed è quanto di migliore sia stato creato sulla terra. Orbene, a cosa sotto il cielo può essere paragonata la saggezza?»  

(Kebra Nagast XXIV, Come la Regina si preparò per intraprendere il suo viaggio)




Allora disse al re: «Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza! Io non avevo voluto credere a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non me n'era stata riferita neppure una metà! Quanto alla saggezza e alla prosperità, superi la fama che io ne ho udita. Beati i tuoi uomini, beati questi tuoi ministri che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua saggezza! Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te sì da collocarti sul trono di Israele. Nel suo amore eterno per Israele il Signore ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la giustizia». Essa diede al re centoventi talenti d'oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non arrivarono mai tanti aromi quanti ne portò la regina di Saba a Salomone.

(La Bibbia, I Re, 10, 6-10)



2.130 km fra le strade del nord dell'Etiopia: dal lago Tana al Tigrai, da Lalibela ai monti Simien.
Che sia sotto le steli di Axum o tra le chiese rupestri del IV secolo, l'Etiopia è un luogo in cui è ancora possibile vivere emozioni d'archeologia avventurosa: il figlio del guardiano del palazzo della regina di Saba che ti propone di comprare le monete millenarie e rarissime che ha trovato nel giardino (le prime in assoluto con la croce cristiana e quelle con la mezzaluna pagana); le pietre che suonano sotto i tuoi passi perché là sotto ci sono tombe ancora da scavare; i musei nei quali puoi toccare i reperti perché sembrano appena rinvenuti; le chiese paleocristiane che si raggiungono dopo lunghe e difficoltose camminate e che vengono aperte per te se chiedi direttamente al monaco che le abita.
La Storia recente, invece, chiama in causa soprattutto noi italiani.
A Debre Libanos, il monaco che fra croci e manoscritti miniati mostra i fucili dei soldati italiani (marchio dell'Africa Orientale Italiana) lo fa con sorriso complice. Accennando al massacro avvenuto nel suo convento evoca poi, con serenità ispirata, la palma del martirio e le ferite che il tempo deve sanare «perché siamo tutti fratelli». Ma è impossibile non congedarci con un bruciante senso di colpa perché la condizione di un italiano che visita l'Etiopia è affatto particolare.
«Liquidazione convento di Debre Libanos»; così recita freddamente il fascicolo del viceré Graziani. A partire dalla mattina del 21 maggio 1937, nel pieno della festa ortodossa dell'arcangelo Michele, furono qui assassinati monaci e pellegrini: un luogo fra i più sacri in Etiopia, fondato nel XIII secolo. Non era bastata ai fascisti la rappresaglia dopo l'attentato (fallito) allo stesso Graziani: ed ecco la strage di Addis Abeba per la quale fonti etiopi parlano di 30.000 morti, da sommare a quelli sterminati con l'iprite due anni prima. A Debre Libanos, gli italiani erano convinti che trovassero rifugio gli attentatori. Così il generale Maletti, con l'aiuto del battaglione arabo-somalo, compì la strage, distrusse e saccheggiò (la questione della restituzione del maltolto è ancora aperta): oltre 2000 morti. I diaconi vennero deportati e freddati lontano da là (a Debre Berhan) mentre i seminaristi morirono forse in campo di concentramento vicino a Mogadiscio. È avvenuto esattamente ottant'anni fa.




Avvoltoi lungo la strada verso il lago Tana

Al monastero di Debre Libanos, fondato nel XIII secolo

L'interno della chiesa della Croce (1961) presso il monastero di Debre Libanos. Il luogo, oggi ricostruito, fu teatro della strage ad opera degli italiani il 21 maggio 1937.
Sulla strada principale di Finote Selam
 
Una coppia di ippopotami nel lago Tana (alt. 1800 m.)


Una coppia di oche egiziane sulle rive del lago Tana

Barche di papiro (lago Tana)

Sul lago Tana



Airone (lago Tana)

Sul lago Tana


Un pellicano sulle acque del lago Tana

L'esterno di Bete Maryam, la chiesa del monastero fondato nel XIII secolo (penisola di Zege sul lago Tana)

In cima al tetto di paglia di Bete Maryam, la croce e i piccoli metalli che a contatto col vento risuonano in memoria delle vittime della strage degli innocenti (peniola di Zege sul lago Tana)

Nel vestibolo di Bete Maryam (pensiola Zege sul lago Tana)

Bete Maryam nella penisola di Zege (lago Tana), XIII secolo.

Madonna col Bambino e San Giorgio che uccide il drago su uno dei portali di Bete Maryam (penisola di Zege). Il dipinto risale al XVI secolo.
Deposizione su una delle parerti all'interno di Bete Maryam (penisola di Zege). Il dipinto risale al XIX secolo.

Il martirio di San Pietro al centro di una delle pareti interne di Bete Maryam (penisola di Zege). Il dipinto risale al XIX secolo.

All'interno di Bete Maryam (penisola di Zege). Il dipinto risale al XIX secolo e raffigura l'imperatore Yohannis IV (1837-1889) a cavallo. 

All'interno di Bete Maryam (penisola di Zege). Il dipinto risale al XIX secolo, sta sulla parete quadrata inscritta nel perimetro circolare della chiesae, a destra, raffigura gli Arcangeli.

All'interno di Bete Maryam (penisola di Zege). La parete dipinta sulla struttura quadrata interno alla chiesa risale al XIX secolo. 

All'interno di Bete Maryam (penisola di Zege). Il dipinto risale al XIX secolo.

All'interno di Bete Maryam (penisola di Zege), gli Arcangeli a guardia del Sancta Sanctorum. Il dipinto risale al XIX secolo.

Il perimetro rotondo di Bete Maryam (penisola di Zege), XIII secolo.
All'esterno di Bete Maryam (penisola di Zege), XIII secolo.

Un monaco nei pressi di Bete Maryam (penisola di Zege), XIII secolo.

Lungo il cammino verso la chiesa di Azuwa Maryam

Lungo il cammino verso la chiesa di Azuwa Maryam

Bancarelle lungo il cammino verso la chiesa di Azuwa Maryam

Verso la strada, all'ingresso del cortile che dà accesso al cortile della chiesa di Azuwa Maryam

Un monaco prega nel cortile della chiesa di Azuwa Maryam

Sulla parete di fango e paglia della chiesa di Azuwa Maryam, un infisso in legno con dipinto del XVI secolo
Nel cortile della chiesa di Azuwa Maryam

All'angolo della struttura quadrata inscritta nel perimetro rotondo della chiesa di Azuwa Maryam. I dipinti risalgono al XVI secolo.

Nel perimetro rotondo della chiesa di Azuwa Maryam (penisola di Zege)

San Giorgio che uccide il drago su una parete interna nella chiesa di Azuwa Maryam (penisola di Zege), XVI secolo.

Episodi della vita di Gesù nella chiesa di Azuwa Maryam (penisola di Zege), XVI secolo

I dannati dell'Inferno nella chiesa di Azuwa Maryam (penisola di Zege), XVI secolo

L'Annunciazione nella chiesa di Azuwa Maryam (penisola di Zege), XVI secolo

Le nozze di Cana nella chiesa di Azuwa Maryam (penisola di Zege), XVI secolo

Madonna col Bambino nella chiesa di Azuwa Maryam (penisola di Zege), XVI secolo

San Sebastiano nella chiesa di Azuwa Maryam (penisola di Zege), XVI secolo. I pagani sono sempre raffigurati di lato, con un solo occhio visibile allo spettatore. 


Tra le piante di caffè sulla penisola Zege, in cammino verso il monastero di Ura Kidane Meret

Fedeli attorno al monastero di Ura Kidane Meret

Fango e paglia pressati costruiscono le pareti del monastero di Ura Kidane Meret. Fondato nel XIV secolo, la struttura attuale risale al XVI.

L'interno della chiesa del monastero di Ura Kidane Meret. Fondato nel XIV secolo, la struttura attuale risale al XVI e i dipinti al XIX. Sono opera di Alaqa Engida.

Particolare dei dipinti (XIX secolo) all'interno della chiesa del monastero di Ura Kidane Meret. Si intravede la struttura in fango e paglia.

Il maqdas, cioè il Sancta Sanctorum, (XIX secolo) all'interno della chiesa del monastero di Ura Kidane Meret. 
Particolare del maqdas, cioè il Sancta Sanctorum, (XIX secolo) all'interno della chiesa del monastero di Ura Kidane Meret. Il dipinto raffigura, fra l'altro, la Crocefissione, la Deposizione e il Martirio di San Lorenzo.
I portali in legno della chiesa del monastero di Ura Kidane Meret erano utilizzati per stendere bozzetti preparatori ai dipinti.
Alla cerimonia del caffè sulla penisola Zege, nei pressi del monastero di Ura Kidane Meret.

Alla cerimonia del caffè sulla penisola Zege, nei pressi del monastero di Ura Kidane Meret.

Alla cerimonia del caffè sulla penisola Zege, nei pressi del monastero di Ura Kidane Meret.
Papiri del lago Tana

Fra i viali alberati in direzione della cascate del Nilo Azzurro

Il ponte costruito dai portoghesi nel XVI secolo per raggiungere le cascate del Nilo Azzurro

Sul ponte costruito dai portoghesi nel XVI secolo per raggiungere le cascate del Nilo Azzurro

Verso le cascate del Nilo Azzurro

Nella valle delle cascate del Nilo Azzurro

Le cascate del Nilo Azzurro

Le cascate del Nilo Azzurro
Le cascate del Nilo Azzurro

In barca, sulle acque del Nilo Azzurro

In barca, sulle acque del Nilo Azzurro

In barca, sulle acque del Nilo Azzurro

Nella campagna intorno alle cascate del Nilo Azzurro

Fango e legno per costruire le case nella campagna intorno alle cascate del Nilo Azzurro
Zumra Nuru, il fondatore del villaggio di Awra Amba, siede sotto i principi-cardine della sua comunità

Zumra Nuru, il fondatore del villaggio di Awra Amba, insieme ad un giovane membro della sua comunità

Nella biblioteca del villaggio di Awra Amba,i cui scaffali sono realizzati in legno e terra

Nell'ospizio del villaggio di Awra Amba
Nell'ospizio del villaggio di Awra Amba

Nell'ospizio del villaggio di Awra Amba

Il forno del pane nel villaggio di Awra Amba

Il soggiorno di un'abitazione nel villaggio di Awra Amba

Al telaio nel villaggio di Awra Amba

All'arcolaio nel villaggio di Awra Amba

Una giovane guida del villaggio di Awra Amba

Fattoria del villaggio di Awra Amba. Ad essiccare, raccolti di pepe e di peperoncino

Abitanti del villaggio di Awra Amba

Nella campagna, in avvicinamento verso Gondar

Nella campagna, in avvicinamento verso Gondar

Fasil Ghebbi, il palazzo imperiale di Fasiladas nella cittadella imperiale di Gondar (XVII secolo), insolita sintesi di inflenze indiane, portoghesi, moresche e axumite. 2.220 mt di altitudine.

Fasil Ghebbi, il palazzo imperiale di Fasiladas nella cittadella imperiale di Gondar (XVII secolo), insolita sintesi di inflenze indiane, portoghesi, moresche e axumite.

Guardando il palazzo di Iyasu I (regno dal 1682 al 1706) dal palazzo di Fasiladas a Gondar

Nella sala di ricevimento del palazzo di Fasiladas a Gondar (XVII secolo)

Una torretta del palazzo di Fasiladas a Gondar (XVII secolo)

Nel salone di Dawit (regno dal 1716 al 1721) nella cittadella imperiale di Gondar

Guardando gli edifici settentrionali della cittadella di Gondar dalla "casa dei leoni" fatta costruire da Dawit nel XVIII secolo

Gli edifici settentrionali della cittadella di Gondar (XVII secolo)

Le rovine del castello dell'imperatore Dawit a Gondar (XVIII secolo)

Nelle rovine del castello dell'imperatore Dawit a Gondar (XVIII secolo)

Appendiabiti in corno nel bagno turco (wesheba) fatto costruire dall'imperatore Iyasu I (XVII secolo)

Le scuderie del quinto castello della cittadella imperiale di Gondar: il palazzo di Bakaffa (regno dal 1721 al 1730)

Interno del palazzo di Bakaffa (regno dal 1721 al 1730) nella cittadella imperiale di Gondar

Le mura che circondano il complesso della chiesa di Debre Berhan Selassie a Gondar (XVIII secolo). Ogni torretta rappresenta uno dei dodici apostoli

I cherubini che decorano il soffitto della chiesa di Debre Berhan Selassie a Gondar (XVIII secolo).

Interno della chiesa di Debre Berhan Selassie a Gondar (XVIII secolo).

Interno della chiesa di Debre Berhan Selassie a Gondar (XVIII secolo).

Ai piedi della Crocefissione nella chiesa di Debre Berhan Selassie a Gondar (XVIII secolo), il teschio di Adamo e il corpo disteso di Iyasu I, fondatore della chiesa

Scene della Passione di Cristo sulla facciata destra della chiesa di Debre Berhan Selassie a Gondar (XVIII secolo).

Interno della chiesa di Debre Berhan Selassie a Gondar (XVIII secolo).

La facciata della chiesa di Debre Berhan Selassie a Gondar (XVIII secolo).

Un prete in abito giallo riceve gli omaggi di un allievo all'esterno della chiesa di Debre Berhan Selassie a Gondar (XVIII secolo).

I Bagni di Fasiladas (XVII secolo) a Gondar

Le piante che circondano i Bagni di Fasiladas (XVII secolo) a Gondar

I Bagni di Fasiladas (XVII secolo) a Gondar

All'ombra dei sicomori, nel giardino che circonda i Bagni di Fasiladas (XVII secolo) a Gondar

All'ombra dei sicomori, nel giardino che circonda i Bagni di Fasiladas (XVII secolo) a Gondar

Quello che rimane dell'epoca del Derg (1974-1987) a Gondar

Ethiopia caffè (Piazza) a Gondar

Ethiopia caffè (Piazza) a Gondar
Ethiopia caffè (Piazza) a Gondar

Ethiopia caffè (Piazza) a Gondar

Una bancarella di libri in piazza a Gondar
Nella piazza di Gondar, circondata da edifici in stile razionalista italiano, la statua di Tewodros II

Un piatto di tibs con injera a Gondar
Un suonatore di masenko a Gondar
Verso i monti Simien

Verso i monti Simien

L'aratro in un campo, viaggiando verso i monti Simien

Nell'altopiano dei monti Simien

Nell'altopiano dei monti Simien (3260 mt)

I gelada (Theropithecus gelada) dei monti Simien

I gelada (Theropithecus gelada) dei monti Simien

I gelada (Theropithecus gelada) dei monti Simien

Pomodori selvatici e velenosi dei monti Simien

Gelada (Theropithecus gelada) dei monti Simien

Il maschio del gelada (Theropithecus gelada) dei monti Simien

La cascata di Jinbar nei monti Simien: un salto di quasi 500 metri

Antilope (redunca redunca) dei monti Simien
Oreotrago (oreotragus oreotragus) dei monti Simien

Al mercato di Debark

Al mercato di Debark

Lungo la strada "degli italiani" che da dall'Eritrea ad Addis Abeba

Panorama dei monti Simien

Panorama dei monti Simien appena fuori Arkay

Una sosta a Shire

La cappella dell'Arca dell'Alleanza (Axum)

Nella chiesa antica di Axum (Santa Maria di Sion), fatta costruire da Fasiladas nel 1665
Nella chiesa antica di Axum (Santa Maria di Sion), fatta costruire da Fasiladas nel 1665

Nella chiesa antica di Axum (Santa Maria di Sion), fatta costruire da Fasiladas nel 1665

Nella chiesa antica di Axum (Santa Maria di Sion), fatta costruire da Fasiladas nel 1665. Nel riquadro a sinistra, l'imperatore Yohannes riceve le scuse del leone che gli ha ucciso l'asino (XVII secolo)

All'ingresso della chiesa nuova di Axum (Santa Maria di Sion), anni '60 del XX secolo

Dipinto su tavola (XVII secolo) nella chiesa nuova di Axum (Santa Maria di Sion), anni '60 del XX secolo. Il dipinto raffigura Menelik e l'Arca dell'Alleanza

Manoscritto nella chiesa nuova di Axum (Santa Maria di Sion), anni '60 del XX secolo.

Guardando un codice del XVII secolo nella chiesa nuova di Axum (Santa Maria di Sion), anni '60 del XX secolo.

Il parco delle steli ad Axum (III - IV sec. d. C.). In primo piano, la stele numero uno (Stele di re Ramhai)

Paricolare della stele di Roma (Axum)

La stele di Roma (Axum)

La stele di Roma (Axum)

L'ingresso della tomba della Falsa Porta (fine IV sec. d. C.)

Tomba di Nefas Mawcha (Axum)

Particolare della stele di Roma

La cosiddetta "quarta stele" col suo basamento

La cima della "quinta stele": nei due incavi è verosimile che trovassero posto placche di metallo a simboleggiare il re e la regina

Nei Bagni della regina di Saba (Axum), noti anche come Mai Shum (acqua del capo)

Le rovine del Palazzo della regina di Saba, Dungur, ad Axum (VI secolo d. C.)
Fra i monti del Tigrai

Fra i monti del Tigrai, guardando il gruppo di Gheralta

Salendo verso le chiese rupestri del gruppo di Gheralta (regione del Tigrai)

Una guida, salendo verso le chiese rupestri del gruppo di Gheralta (regione del Tigrai)

Salendo verso le chiese rupestri del gruppo di Gheralta (regione del Tigrai)

La roccia di arenaria dei monti del Tigrai salendo verso le chiese rupestri del gruppo di Gheralta

Salendo verso le chiese rupestri del gruppo di Gheralta (regione del Tigrai)

Fra i fichi d'India, in avvicinamento verso Maryam Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai)

La facciata della chiesa di Maryam Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai)

Nei pressi della chiesa di Maryam Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai)

Interno della chiesa di Maryam Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai). Gli affreschi sono del XVII secolo.

Interno della chiesa di Maryam Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai). Gli affreschi sono del XVII secolo.

Interno della chiesa di Maryam Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai)

Il vestibolo della chiesa di Maryam Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai)

Il panorama davanti alla chiesa di Daniel Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai)

L'ingresso della chiesa di Daniel Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai)

Affreschi della chiesa di Daniel Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai), XVII secolo

Affreschi della chiesa di Daniel Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai), XVII secolo.

Dall'interno della chiesa di Daniel Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai)

All'esterno della chiesa di Daniel Korkor (gruppo di Gheralta, regione del Tigrai)
Lavorazione dell'orzo nelle campagne intorno a Macallè

Lavorazione dell'orzo nelle campagne intorno a Macallè

Nelle campagne intorno a Macallè

Nelle campagne intorno a Macallè

Il lago Ashianghi (alt. 2409 mt)

Fra le foreste di eucalipto sulla strada verso Lalibela

Con ogni mezzo sulla strada sterrata che porta a Lalibela

Giovani per le strade di Lalibela

Per le strade di Lalibela

In preghiera davanti a Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela)

Una finestra a croce su di un lato di Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela)

Sotto le imponenti colonne di Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela)

Loculi funerari a Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela)

Davanti a Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela)

L'angolo "a tre" di Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela), simboleggia la santissima Trinità

Fra le imponenti colonne di Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela)

L'interno di Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela)

L'interno di Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela)

La navata centrale di Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela)

Dall'interno di Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela)

In preghiera davanti a Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Nel cortile antistante Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Lo stile "misto" di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo, con una fonte battesimale nel largo cortile

Davanti a Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Una lettura in lingua ge'ez nel cortile di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

In preghiera davanti al portico di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Una lettura in lingua ge'ez nel cortile di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Nel cortile su cui affaccia Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Milioni di colpi di scalpello hanno scavato il tufo di Lalibela

Le colonne e le volte, scolpite e dipinte, di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.
Le colonne e le volte, scolpite e dipinte, di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Le colonne e le volte, scolpite e dipinte, di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Le volte dipinte di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.Il toro bianco e quello nero in lotta simboleggiano forse la battaglia eterna fra il bene e il male.

Dall'interno di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

All'interno di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Una lettura in lingua ge'ez nel cortile di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Nel cortile di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

I diversi livelli sui quali sono scavate le chiese di Lalibela, a seconda della presenza di basalto nel terreno

San Giorgio che uccide il drago sul frontone di Bete Maryam (Lalibela), XII-XIII secolo.

Fra le chiese di Lalibela

Fra le chiese di Lalibela

La facciata sud di Bete Medhane Alem, XII secolo (Lalibela)

Fra le chiese di Lalibela

Superata la galleria che porta a Bete Golgotha e a Bete Mikael (Lalibela)

Alzando lo sguardo, dal cortile su cui affacciano Bete Golgotha e a Debre Sina-Mikael (Lalibela)

Le finestre di Debre Sina-Mikael (Lalibela), XII secolo

L'interno di Bete Golgotha, XII secolo (Lalibela)

Uno dei dodici apostoli scolpito all'interno di Bete Golgotha, XII secolo (Lalibela)
All'interno di Bete Golgotha, XII secolo (Lalibela)

All'interno di Bete Golgotha, XII secolo (Lalibela)

Davanti a Bete Giyorgis, XII secolo (Lalibela)

Vista su Bete Giyorgis, XII secolo (Lalibela)

Vista su Bete Giyorgis, XII secolo (Lalibela)

Bete Giyorgis, XII secolo (Lalibela)

Vista su Bete Giyorgis, XII secolo (Lalibela)

L'ingresso di Bete Giyorgis, XII secolo (Lalibela)

Bete Giyorgis, XII secolo (Lalibela)

Bete Gabriel-Rufael (Lalibela), VII-XII secolo

All'interno di Bete Gabriel-Rufael (Lalibela), VII-XII secolo

All'interno di Bete Gabriel-Rufael (Lalibela), VII-XII secolo

Da un'apertura che affaccia su Bete Gabriel-Rufael (Lalibela), VII-XII secolo

Un'uscita di Bete Gabriel-Rufael (Lalibela), VII-XII secolo

All'interno di Bete Gabriel-Rufael (Lalibela), VII-XII secolo

Ritrovando la luce e la salvezza dopo il cunicolo al buio che rappresenta l'Inferno e che conduce a Bet Merkorios

Bet Amanuel (Lalibela), VII-XII secolo

Bet Amanuel (Lalibela), VII-XII secolo

Bet Amanuel (Lalibela), VII-XII secolo

L'interno di Bet Amanuel (Lalibela), VII-XII secolo

L'interno di Bet Amanuel (Lalibela), VII-XII secolo

Bet Amanuel (Lalibela), VII-XII secolo

L'interno di Bet Amanuel (Lalibela), VII-XII secolo

I segni dei colpi di scalpello che hanno scavato le chiese rupestri di Lalibela

Bet Abba Libanos (Lalibela), XII secolo

Bet Abba Libanos (Lalibela), XII secolo

Bet Abba Libanos (Lalibela), XII secolo

Un caffè a Lalibela

Roccia calcarea decorata con bassorilievi, V-IV sec. a. C., rinvenuta ad Haowlti, nel Tigrai (Museo Nazionale di Addis Abeba)

San Mercurio, dipinto su tavola, XVII secolo (Museo Nazionale di Addis Abeba)

All'esterno del Museo Nazionale di Addis Abeba

Al mercato di Addis Abeba

Al mercato di Addis Abeba