venerdì 27 marzo 2020

“Salome” (Teatro alla Scala, 2007) su Rai5

Serate indimenticabili! In replica oggi, tra pochissimo, ore 18.45 su Rai5. Se potete non perdetela.

Mi sembra di ricordare che fossero in totale nove recite, le ultime due con la Gustafson che davvero era imparagonabile a Nadja Michael. Un soprano, la Michael, che cantava con tale generosità da sembrare intenzionata a voler sacrificare anni di carriera per Salome. La voce amplissima, l’attrice magnifica e la danza dei sette veli un numero di acrobatica. Mi sembra di ricordare che lei sia stata anche nuotatrice professionista; il corpo era statuario.
Alla sua altezza anche un granitico Falk Struckmann che una sera, anziché dalla cisterna, venne fuori dalle quinte, strisciando; si era guastato un meccanismo del palcoscenico.
La direzione di Harding fu anch’essa memorabile per nitore, equilibrio e sensibilità drammatica.
Se con la macchina del tempo mi fosse data facoltà d’assistere di nuovo a recite d’opera che ho visto alla Scala non avrei dubbi: includerei fra quelle anche la Salome del 2007.

sabato 21 marzo 2020

In quarantena

Appunti sparsi ma non troppo

- ho guardato Il velo dipinto (2006) tratto dal romanzo di Maugham che già ispirò un classico con la Garbo e H. Marshall. Nulla di che ma, siccome è ambientato nel Guangxi (Cina) che paesaggisticamente ricorda il Laos, l’ho scelto anche per farmi cullare dalla nostalgia. I protagonisti sono coinvolti nell’epidemia di colera che assedia un villaggio (siamo alla fine degli anni 1920). Di quel morbo si moriva in 36 ore vomitando, pisciando e defecando fino a completa disidratazione. Ricordo di aver letto che l’ebola procede con sudorazione di sangue.
- Ho stampato nella mente (misteri della memoria) Gino Strada intervistato in tv a proposito di ebola e circondato da gente la cui unica preoccupazione era quella che il morbo non arrivasse in Italia tramite gli africani sui barconi. «Ma guardate - diceva il fondatore di Emergency - che se non sarà ebola sarà un altro virus e viaggerà in business class». Non si tratta di preveggenza ma di saggezza nell’interpretare il proprio presente.
- Colpisce l’assoluta impreparazione dei governi occidentali che tutto, però, hanno fatto in questi decenni sul fronte del potenziamento delle infrastrutture di comunicazione globale, oggi (ieri!) rapidissime nella trasmissione di persone, merci e virus: tutte e tre categorie capaci di accelerazioni evolutive prima sconosciute. Poche settimane fa, in Laos, ho rifiutato assaggio da un superalcolico con fondo “esotico”. La mia precauzione travalica la cautela sanitaria e cerca ragioni nel rifiuto di accettare che in uno stesso mercato (come successo, appunto, in Cina) si trovino a contatto carni provenienti da ogni dove; fossero anche la mia e quella di un serpente, visto che non è a prova di bomba manco il pollo. Siccome continuo a simpatizzare per Keynes, non vedo di buon occhio né il groviglio economico tra le nazioni né coloro che vorrebbero aumentarlo al massimo; sempre che il massimo non sia già stato raggiunto. Vedo con molta simpatia, invece, tutto ciò che è necessario ed ecologicamente sostenibile perché non credo affatto nella religione dello scambio né tantomeno nel fatto che esso possa permettersi il lusso d’essere capriccioso e consacrarsi al superfluo. Continua il grande economista: «Le idee, il sapere, la scienza, l’ospitalità, il viaggiare – queste sono le cose che per loro natura dovrebbero essere internazionali. Ma lasciate che le merci siano fatte in casa ogni qualvolta ciò è ragionevolmente e praticamente possibile, e, soprattutto, che la finanza sia eminentemente nazionale» (John Maynard Keynes, «Autosufficienza nazionale», 1933).
- Gente in barca ai tropici che non sa nuotare; gente che in un sito archeologico o in un luogo d’arte dall’altra parte del mondo è molto meno interessata che al parchetto o al giretto attorno a casa propria; gente che ha bisogno di un gigantesco condominio per spostarsi sul mare essendo incapace di viaggiare, verbo che identifica una sola attività: rinunciare alla massima parte del proprio mondo (e quindi delle proprie abitudini) per adottare temporaneamente altro. Viaggiando mi sono imbattuto - quasi sempre per caso - anche nella categoria di turisti che va numericamente per la maggiore. Quelli per cui tutto è facile e tutto superficiale, in spostamenti (anche intercontinentali, ça va sans dire) utili solo a cercare distrazioni dalla propria routine. C’è da domandarsi perché mai il Pianeta dovrebbe sopportare anche il peso ecologico di questi capricci.
- Quello che più mi manca in questi giorni di assenza di musica dal vivo (chissà ancora per quanto) è la spazialità del suono orchestrale e cioè l’ascoltare, specie nel repertorio tardo-romantico e moderno, crescendo e fortissimi da percepire fin nello stomaco... Al momento c’è Azzurro che in questo contesto storico un poco mi commuove, cantato com’è alle 18 dalla gente sui balconi.
- Dopo attese millenaristiche di progresso e tecnologia (quelle che ricorda bene chi ha la mia età o giù di lì), il fatto di vivere in Lombardia nel 2020 circondati da ospedali da campo per la terapia intensiva perché la sanità - fra tagli e sprechi - è stata trasformata in un colabrodo per fare business di livello nazionale e, contemporaneamente, il sapere che un numero molto alto di famiglie italiane non ha in casa un computer per far studiare i figli sono realtà profondamente avvilenti. E questo quando, da sempre, sanità e istruzione identificano le civiltà progredite. Altro che Expo e Tav!
- Unica fonte di piacere è l’improvvisa trasformazione di Milano per quanto riguarda la sparizione dell’inquinamento acustico. E chissà se qualcuno si è ricordato di spegnere il riscaldamento delle scuole, visto che a far tener chiuse le porte ai negozi per non sprecare riscaldamento e aria condizionata avevano rinunciato da tempo. Si cammina adesso - per chi come me porta fuori il cane - ascoltando gli uccellini che si chiamano e rispondono da un albero all’altro, la gente educatamente anche in fila, i marciapiedi praticamente intonsi. Di una cosa sono certo: se quella di prima era la “normalità” vuol dire che la parola era da intendersi come sinonimo di psicolabilità. Soprattutto da coloro che vanno con Ryanair in nord Europa e là restano estasiati dalla vivibilità degli spazi urbani ma che, quando tornano qui, continuano ad allestire o a magnificare il solito luna park milanese adatto alle autoscontro, rumoroso e puzzolente.



sabato 7 marzo 2020

Interludio birmano-laotiano (Parte seconda)


 8 marzo 2020


C'è qui il rosso-terra dei quattromila templi di Bagan. Sembrano fatti apposta per scorrazzare fra l'uno e l’altro, ma per farlo in silenzio: magari quello prodotto dal mio scooter elettrico (divertentissimo!).
Cerchiamo un altro colore? Allora sarà il bianco-latte che le prime luci del giorno proiettano sulla superficie del Lago Inle: in canoa, proprio nel mezzo, i contorni dell'acqua e del cielo si confondono del tutto. Ma la tinta del Myanmar - se dovessimo cercarne una e una soltanto - sarebbe indiscutibilmente quella dell’oro. E, in modo particolare, la tonalità di lucentezza sfolgorante che guadagna sulla Shwedagon Paya di Yangon (lo stupa originario risale a VI-X secolo).
Sono 27 tonnellate d'oro e una guida tra le più lette giura siano quante ne conservi attualmente la Banca d’Inghilterra. A queste si aggiungono - per risuonare insieme a migliaia di campanelli dorati - anche 79.569 diamanti.
Il suono costantemente prodotto attorno alle pagode della Shwedagon è allegro e carezzevole; quasi liquido, tanto fitto è il tintinnare. Una città nella città, fatta per girare scalzi perdendosi lungo il giro orario attorno all'enorme stupa, tra tempietti, santuari e alberi della bodhi.
Continuo ad intrrogarmi sulla sfrenata passione dei birmani per l'oro. Persino il suffisso shwe (che sta per "dorato") è impiegato nella loro lingua con tale frequenza che dopo un po' non ci si fa più caso. Il suono della parola mi sembra mimare il fruscio di chi chiama al silenzio per preparare gli altri a qualcosa di splendente, di sensazionale.
Al principio vivevo come contrasto fortemente dissonante, da un lato, l'asciuttezza del buddhismo theravada e, dall'altro, l'abbondanza di oro nei templi birmani; una forma, insomma, così legata all'essenza. Ma ora - forse ingenuamente - tutto quell'oro mi comunica semplicemente la lucentezza, il chiarore giocoso e la felicità di un giorno al sole.
Insomma, un'altra via per «entrare in materia» e forse, poi, un tramite per esorcizzarla.





Verso il villaggio Payan (Laos)

Verso il villaggio Payan (Laos)
Verso il villaggio Payan (Laos)

Verso il villaggio Payan (Laos)
Verso il villaggio Payan (Laos)

Verso il villaggio Payan (Laos)
In sosta verso il villaggio Payan (Laos)

Verso il villaggio Payan (Laos)

Verso il villaggio Payan (Laos)

Verso il villaggio Payan (Laos)

Verso il villaggio Payan (Laos)

Verso il villaggio Payan. S'intravede chiaramente il profilo del Monte Payan. Pa-yan s'ignifica "monte-valle" in lingua Omong

Verso Payan (Laos)

Le risaie attorno a Payan attendono la stagione umida (Laos)

Le risaie attorno a Payan attendono la stagione umida (Laos)
Verso Payan (Laos)

Nel villaggio Payan (Laos)

Piccolo orto pensile nel villaggio Payan in cui convivono genti d'etnia Omong e Kamou (Laos)

Casa Omong (a un solo piano, senza palafitta), nel villaggio Payan in cui convivono genti d'etnia Omong e Kamou (Laos)

Casa Omong (a un solo piano, senza palafitta), nel villaggio Payan in cui convivono genti d'etnia Omong e Kamou (Laos)
Pranzo a Payan (Laos): bambù con noodles, frittata, riso e fagiolini
Ricamatrici Omong a Payan (Laos)

Ricamatrici Omong a Payan (Laos)

A Payan (Laos)

A Payan (Laos)

A Payan (Laos)

A Payan (Laos)
Albero con enorme nido d'api, presso Payan (Laos)

In navigazione sul Nam Ou, verso Mouang Ghoy (Laos)

In navigazione sul Nam Ou, verso Mouang Ghoy (Laos)

In navigazione sul Nam Ou, verso Mouang Ghoy (Laos)

In navigazione sul Nam Ou, verso Mouang Ghoy (Laos)

In navigazione sul Nam Ou, verso Mouang Ghoy (Laos)

Un artista di stencil, a Mouang Ghoy (Laos)

Un artista di stencil, a Mouang Ghoy (Laos)

A Mouang Ghoy (Laos)

A Mouang Ghoy (Laos)
A Mouang Ghoy (Laos)

A Mouang Ghoy (Laos)

A Mouang Ghoy (Laos)

A Mouang Ghoy (Laos)

A Mouang Ghoy (Laos)

A Mouang Ghoy (Laos)

A Mouang Ghoy (Laos)

A Mouang Ghoy (Laos)

Verso la parte più profonda della giungla, dintorni di Sopjem (Laos)

Verso la parte più profonda della giungla, dintorni di Sopjem (Laos)

Verso la parte più profonda della giungla, dintorni di Sopjem (Laos)
I riflessi sulle acque del Nam Ou (Laos)

I riflessi sulle acque del Nam Ou (Laos)

I riflessi sulle acque del Nam Ou (Laos)

In navigazione sul Nam Ou, verso la parte più profonda della giungla, dintorni di Sopjem (Laos)

Verso la parte più profonda della giungla, dintorni di Sopjem (Laos)

Appena cominciato il cammino nella giungla (Laos)

Imbarcazione in rada, cominciando il cammino nella giungla (Laos)

Nella giungla più profonda, dintorni di Sopjem (Laos)

Nella giungla più profonda, dintorni di Sopjem (Laos)

Nella giungla più profonda, dintorni di Sopjem (Laos)

Nella giungla più profonda, dintorni di Sopjem (Laos)
Nella giungla più profonda, dintorni di Sopjem (Laos)
Nella giungla più profonda, dintorni di Sopjem (Laos)
Nella giungla più profonda, dintorni di Sopjem (Laos)

Nella giungla più profonda, dintorni di Sopjem (Laos)
In navigazione sul Nam Ou, verso Sopjem (Laos)

In prossimità di Sopjem (Laos)

Il piccolo attracco a Sopjem (Laos)

Viene la sera, a Sopjem (Laos)

Scende la sera nel piccolo villaggio di Sopjem (Laos), popolato da duecento abitanti (cinquanta famiglie)
Ospitalità serale nel villaggio di Sopjem (Laos)
Ospitalità serale nel villaggio di Sopjem (Laos)
Alba a Sopjem (Laos)
Alba a Sopjem (Laos)

Alba a Sopjem (Laos)

Alba a Sopjem (Laos)

Alba a Sopjem (Laos)

Alba a Sopjem (Laos)

Alba a Sopjem (Laos)

Alba a Sopjem (Laos)

Alba a Sopjem (Laos)

Alba a Sopjem (Laos)

Alba a Sopjem (Laos)

Alba a Sopjem (Laos)
Verso Noung Khiaw, sul Nam Ou (Laos)

Verso Noung Khiaw, sul Nam Ou (Laos)
Verso le Grotte di Pak Ou, sul Mekong (Laos)

Verso le Grotte di Pak Ou, sul Mekong (Laos)

Sbarco alle Grotte di Pak Ou, sul Mekong (Laos)

Ingresso alle Grotte di Pak Ou (Laos)

Panorama del Mekong dalle Grotte di Pak Ou (Laos)
Nelle Grotte di Pak Ou (Laos)

Nelle Grotte di Pak Ou (Laos)

Vista del Mekong dalle Grotte di Pak Ou (Laos)

Vista del Mekong dalle Grotte di Pak Ou (Laos)

Ingresso alle Grotte di Pak Ou (Laos)

Barche sul Mekong, difronte alle Grotte di Pak Ou (Laos)

Barche sul Mekong, difronte alle Grotte di Pak Ou (Laos)

Barche sul Mekong, difronte alle Grotte di Pak Ou (Laos)

Sul Mekong, difronte alle Grotte di Pak Ou (Laos)

Al villaggio Lao Lao di Ban Xang Hay ("WhiskeyVillage"). Laos

Il tramonto sul Mekong a Luang Prabang (Laos)
Prima dell'alba, al Vat Sensoukhram di Luang Prabang (Laos). Il tempio fu costruito nel 1718.

Prima dell'alba, al Vat Sensoukhram di Luang Prabang (Laos). Il tempio fu costruito nel 1718.

Prima dell'alba, al Vat Sensoukhram di Luang Prabang (Laos). Il tempio fu costruito nel 1718.

Prima dell'alba, al Vat Sensoukhram di Luang Prabang (Laos). Il tempio fu costruito nel 1718.
Prima dell'alba, lungo la via centrale di Luang Prabang (Th Sakkarin), si svolge il Tak Bat: la processione dei monaci per le elemosine (Laos)

Prima dell'alba, lungo la via centrale di Luang Prabang (Th Sakkarin), si svolge il Tak Bat: la processione dei monaci per le elemosine (Laos)

Prima dell'alba, lungo la via centrale di Luang Prabang (Th Sakkarin), si svolge il Tak Bat: la processione dei monaci per le elemosine (Laos)
Villa Santi (Luang Prabang, Laos)

All'alba in Th Sakkarin, a Luang Prabang (Laos)

L'alba rischiara i profili del Vat Sensoukhram di Luang Prabang (Laos). Il tempio fu costruito nel 1718.

L'alba rischiara i profili del Vat Sensoukhram di Luang Prabang (Laos). Il tempio fu costruito nel 1718.

All'alba, a Luang Prabang (Laos)

All'alba, a Luang Prabang (Laos)
Una figura accucciata al Vat Sop Sickharam di Luang Prabang (Laos)

Poco dopo l'alba al Vat Syrimounkhom Kaimaram (Luang Prabang, Laos)

Poco dopo l'alba all'esterno del Vat Syrimounkhom Kaimaram (Luang Prabang, Laos)

Poco dopo l'alba al Vat Syrimounkhom Kaimaram (Luang Prabang, Laos)

Poco dopo l'alba in un monastero infondo alla Th Sakkarin. Luang Prabang (Laos)

Poco dopo l'alba in un monastero infondo alla Th Sakkarin. Luang Prabang (Laos)

Prime luci del giorno sul ponte di bambù. Luang Prabang (Laos)

Prime luci del giorno sul ponte di bambù. Luang Prabang (Laos)

Prime luci del giorno sul ponte di bambù. Luang Prabang (Laos)

Prime luci del giorno sul ponte di bambù. Luang Prabang (Laos)

Prime luci del giorno sul ponte di bambù. Luang Prabang (Laos)
Prime luci del giorno sul ponte di bambù. Luang Prabang (Laos)

Prime luci del giorno sul ponte di bambù. Luang Prabang (Laos)

Prime luci del giorno sul ponte di bambù. Luang Prabang (Laos)

Albero del pane (Artocarpus) presso il ponte di bambù. Luang Prabang (Laos)

Prime luci del giorno sul Vat Xiengthong. Luang Prabang (Laos)

Prime luci del giorno sul Vat Xiengthong. Luang Prabang (Laos)

Prime luci del giorno sul Vat Xiengthong. Luang Prabang (Laos)

Comincia il giorno in Th Sakkarin a Luang Prabang (Laos)

Comincia il giorno in Th Sakkarin a Luang Prabang (Laos)

In Vat Sensoukouram (Luang Prabang, Laos)

In Vat Sensoukouram (Luang Prabang, Laos)
In Th Sakkarin a Luang Prabang (Laos)

In Th Sakkarin a Luang Prabang (Laos)

Al Museo del Palazzo Reale di Luang Prabang: il Wat Ho Pha Bang (Laos)

Al Museo del Palazzo Reale di Luang Prabang: il Wat Ho Pha Bang (Laos)

Nei giardini del Museo del Palazzo Reale di Luang Prabang (Laos)

Al Museo del Palazzo Reale di Luang Prabang: il Wat Ho Pha Bang (Laos)

Al Museo del Palazzo Reale di Luang Prabang: il Wat Ho Pha Bang (Laos)

Al Museo del Palazzo Reale di Luang Prabang: dal Wat Ho Pha Bang guardando verso i giardini (Laos)

Al Museo del Palazzo Reale di Luang Prabang: nel Wat Ho Pha Bang (Laos)

Al Museo del Palazzo Reale di Luang Prabang: nel Wat Ho Pha Bang (Laos)

La facciata dell'ex Palazzo Reale (1904) a Luang Prabang (Laos)
Cimeli nell'ex Palazzo Reale (1904) di Luang Prabang (Laos)

Cimeli nell'ex Palazzo Reale (1904) di Luang Prabang (Laos)

Cimeli nell'ex Palazzo Reale (1904) di Luang Prabang (Laos)
Una ceramica di Sèvres nell'ex Palazzo Reale (1904) di Luang Prabang (Laos)
Nei giardini dell'ex Palazzo Reale (1904) a Luang Prabang (Laos)

Nei giardini dell'ex Palazzo Reale (1904) a Luang Prabang (Laos)

Nei giardini dell'ex Palazzo Reale (1904) a Luang Prabang (Laos)

Nei giardini dell'ex Palazzo Reale (1904) a Luang Prabang (Laos)

Nei giardini dell'ex Palazzo Reale (1904) a Luang Prabang (Laos)

Portale decorato dell'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)

Portale decorato dell'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)

Portale decorato dell'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)

Gli interni con mosaici a frammenti di specchi che decorano l'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)

Gli interni con mosaici a frammenti di specchi che decorano l'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)

Gli interni con mosaici a frammenti di specchi che decorano l'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)
Gli interni che decorano l'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)

Gli interni con mosaici a frammenti di specchi che decorano l'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)

Gli interni con mosaici a frammenti di specchi che decorano l'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)

Gli interni con mosaici a frammenti di specchi che decorano l'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)

Nell'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos), è conservato il carro funebre dei membri della famiglia reale, decorato con sette serpenti naga.

Nell'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos), è conservato il carro funebre dei membri della famiglia reale, decorato con sette serpenti naga.

Nell'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos), è conservato il carro funebre dei membri della famiglia reale.

Nell'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos), un portale dorato.

Nell'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos), è conservato il carro funebre dei membri della famiglia reale, decorato con sette serpenti naga.

Guardando l'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)

Guardando l'Hohng Kep Mien, presso il Wat Xiengthong (1560) a Luang Prabang (Laos)
L'Hor Pa Maan (Santuario del Buddha della Fortuna) presso il Wat Xiengthong (1560), a Luang Prabang (Laos)

L'Hor Pa Maan (Santuario del Buddha della Fortuna) presso il Wat Xiengthong (1560), a Luang Prabang (Laos)

Nell'Hor Pa Maan (Santuario del Buddha della Fortuna) presso il Wat Xiengthong (1560), a Luang Prabang (Laos)

Nell'Hor Pa Maan (Santuario del Buddha della Fortuna) presso il Wat Xiengthong (1560), a Luang Prabang (Laos)

Nell'Hor Pa Maan (Santuario del Buddha della Fortuna) presso il Wat Xiengthong (1560), a Luang Prabang (Laos)

Nell'Hor Dai Pha Sai-nyàat (Santuario del Buddha disteso) presso il Wat Xiengthong (1560), a Luang Prabang (Laos)

Nell'Hor Dai Pha Sai-nyàat (Santuario del Buddha disteso) presso il Wat Xiengthong (1560), a Luang Prabang (Laos)

Nell'Hor Dai Pha Sai-nyàat (Santuario del Buddha disteso) presso il Wat Xiengthong (1560), a Luang Prabang (Laos)

Attorno all'Hor Dai Pha Sai-nyàat (Santuario del Buddha disteso) presso il Wat Xiengthong (1560), a Luang Prabang (Laos)

L'albero della vita in mosaico a frammenti di specchi all'esterno dell'Hor Pa Maan (Santuario del Buddha della Fortuna) presso il Wat Xiengthong (1560) di Luang Prabang (Laos)

L'albero della vita in mosaico a frammenti di specchi all'esterno dell'Hor Pa Maan (Santuario del Buddha della Fortuna) presso il Wat Xiengthong (1560) di Luang Prabang (Laos)
L'albero della vita in mosaico a frammenti di specchi all'esterno dell'Hor Pa Maan (Santuario del Buddha della Fortuna) presso il Wat Xiengthong (1560) di Luang Prabang (Laos)

Meriggio, sul Mekong. Luang Prabang (Laos)

Nell'école maternelle di Luang Prabang (Laos)

A Villa Santi (Luang Prabang, Laos)

A Villa Santi (Luang Prabang, Laos)

A Villa Santi (Luang Prabang, Laos)

A Villa Santi (Luang Prabang, Laos)

Una pianta saprofita lungo il Mekong a Luang Prabang (Laos)

Per le strade di Luang Prabang (Laos)

Per le strade di Luang Prabang (Laos)

Per le strade di Luang Prabang (Laos)
Per le strade di Luang Prabang (Laos)

Per le strade di Luang Prabang (Laos)

Per le strade di Luang Prabang (Laos)
Per le strade di Luang Prabang (Laos)
Per le strade di Luang Prabang (Laos)

Per le strade di Luang Prabang (Laos)
Al mercato notturno di Luang Prabang (Laos)

Le cascate di Tat Kuang Si (Laos)

Le cascate di Tat Kuang Si (Laos)

Le cascate di Tat Kuang Si (Laos)

Le cascate di Tat Kuang Si (Laos)

Le cascate di Tat Kuang Si (Laos)

Le cascate di Tat Kuang Si (Laos)

Le cascate di Tat Kuang Si (Laos)
Le cascate di Tat Kuang Si (Laos)

Le cascate di Tat Kuang Si (Laos)

Nel Vatmay Souvannapoumaran a Luang Prabang (Laos), il monasterio laotiano del 1821 che ospita il capo spirituale del buddhismo laotiano

Nel Vatmay Souvannapoumaran a Luang Prabang (Laos), il monasterio laotiano del 1821 che ospita il capo spirituale del buddhismo laotiano

Vatmay Souvannapoumaran a Luang Prabang (Laos), il monasterio laotiano del 1821 che ospita il capo spirituale del buddhismo laotiano

Vatmay Souvannapoumaran a Luang Prabang (Laos), il monasterio laotiano del 1821 che ospita il capo spirituale del buddhismo laotiano

Sulla facciata del Wat Paphaimisaiyaram a Luang Prabang (Laos)
In esposizione al TAEC (Traditional Arts and Ethnology Centre) di Luang Prabang (Laos) un khaen: organo a bocca (Unesco)

Tramonto sul Mekong (Luang Prabang, Laos)

Tramonto sul Mekong (Luang Prabang, Laos)

Tramonto sul Mekong (Luang Prabang, Laos)
Sulla Route 13 verso Vang Vieng (Laos)

In sosta lungo la Route 13 verso Vang Vieng (Laos)

In sosta lungo la Route 13 verso Vang Vieng (Laos)
Lungo la Route 13 verso Vang Vieng (Laos)

Lungo la Route 13 verso Vang Vieng (Laos)

Lungo la Route 13 verso Vang Vieng (Laos)

Lungo la Route 13 verso Vang Vieng (Laos)

Lungo la Route 13 verso Vang Vieng (Laos)

Lungo la Route 13 verso Vang Vieng (Laos)

Lungo la Route 13 verso Vang Vieng (Laos)
Si prepara un matrimonio, lungo la Route 13 verso Vang Vieng (Laos)

In direzione della Grotta dell'Elefante: Tham Xang, nei pressi di Vang Vieng (Laos)

Nella Grotta dell'Elefante: Tham Xang, nei pressi di Vang Vieng (Laos)

Nella Grotta dell'Elefante: Tham Xang, nei pressi di Vang Vieng (Laos)

Una casa sull'albero a Tham Nam, presso Vang Vieng (Laos)

Una casa sull'albero a Tham Nam, presso Vang Vieng (Laos)

In lontananza la grotta di Tham Phu Kham, nei pressi di Vang Vieng (Laos)
L'ingresso della grotta di Tham Phu Kham, nei pressi di Vang Vieng (Laos)

Vicino alla grotta di Tham Phu Kham, nei pressi di Vang Vieng (Laos)

A Vang Vieng, pausa coreana dopo settimane di cibo birmano e laotiano

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915
Il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915, custodisce il "pilastro fallico" della città, dal quale il tempio prende nome.

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915
Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos), ricostruito nel 1915

Nel perimetro del Wat Si Muang di Vientiane (Laos), sorge uno stupa in laterite in rovina (risalente all'epoca khmer)

Nel perimetro del Wat Si Muang di Vientiane (Laos), sorge uno stupa in laterite in rovina (risalente all'epoca khmer)

Nel perimetro del Wat Si Muang di Vientiane (Laos), sorge uno stupa in laterite in rovina (risalente all'epoca khmer)
Nel perimetro del Wat Si Muang di Vientiane (Laos), sorge uno stupa in laterite in rovina (risalente all'epoca khmer)

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos)

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos)

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos)

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos)

Presso il Wat Si Muang di Vientiane (Laos)

Il viale che conduce a Patuxai (Vientiane) è soprannominato gli champs-élysées del Laos

Patuxai (Vientiane), arco di trionfo-torre costruita negli anni 1960 (Laos)

Scultura di ceramiche presso Patuxai (Vientiane)

Scultura di ceramiche presso Patuxai (Vientiane)

Scultura di ceramiche presso Patuxai (Vientiane)
Patuxai (Vientiane), arco di trionfo-torre costruita negli anni 1960 (Laos)

Patuxai (Vientiane), arco di trionfo-torre costruita negli anni 1960 (Laos)

Dalla cima di Patuxai (Vientiane), arco di trionfo-torre costruita negli anni 1960 (Laos)

Dalla cima di Patuxai (Vientiane), arco di trionfo-torre costruita negli anni 1960 (Laos)

Giungendo al Pha That Luang (Vientiane), simbolo del buddhismo laotiano e della sovranità del Paese (Laos)

Giungendo al Pha That Luang (Vientiane), simbolo del buddhismo laotiano e della sovranità del Paese (Laos)

Pha That Luang (Vientiane), simbolo del buddhismo laotiano e della sovranità del Paese (Laos)

Nel chiostro che circonda il Pha That Luang (Vientiane), simbolo del buddhismo laotiano e della sovranità del Paese (Laos), fra i molti Buddha esposti anche questa scultura in bronzo (XVII secolo)

Nel chiostro che circonda il Pha That Luang (Vientiane), simbolo del buddhismo laotiano e della sovranità del Paese (Laos), fra i molti Buddha esposti anche questa scultura in bronzo (XVII secolo)

Nel chiostro che circonda il Pha That Luang (Vientiane), simbolo del buddhismo laotiano e della sovranità del Paese (Laos), fra i molti Buddha esposti anche questa scultura in bronzo (XVII secolo)

Fra i Buddha esposti nel chiostro che circonda il Pha That Luang (Vientiane), simbolo del buddhismo laotiano e della sovranità del Paese (Laos)
Fra i Buddha esposti nel chiostro che circonda il Pha That Luang (Vientiane), simbolo del buddhismo laotiano e della sovranità del Paese (Laos)

Fra i Buddha esposti nel chiostro che circonda il Pha That Luang (Vientiane), simbolo del buddhismo laotiano e della sovranità del Paese (Laos)
Lasciando il Pha That Luang (Vientiane), simbolo del buddhismo laotiano e della sovranità del Paese (Laos)

Pittore davanti al Wat Si Saket (Vienetiane, Laos). Il tempio fu costruito fra 1819 e 1824, il più antico della capitale giunto integro a noi

Nel chiostro che circonda il Wat Si Saket (Vienetiane, Laos), oltre 2000 immagini di Buddha (XVI-XIX secolo). Il tempio fu costruito fra 1819 e 1824, il più antico della capitale giunto integro a noi.

Nel chiostro che circonda il Wat Si Saket (Vienetiane, Laos), oltre 2000 immagini di Buddha (XVI-XIX secolo). Il tempio fu costruito fra 1819 e 1824, il più antico della capitale giunto integro a noi.

Nel chiostro che circonda il Wat Si Saket (Vienetiane, Laos), oltre 2000 immagini di Buddha (XVI-XIX secolo). In questa immagine, quelli danneggiati dalla guerra del 1828.

Nel chiostro che circonda il Wat Si Saket (Vienetiane, Laos), oltre 2000 immagini di Buddha (XVI-XIX secolo). Il tempio fu costruito fra 1819 e 1824, il più antico della capitale giunto integro a noi.

Nel Wat Si Saket (Vienetiane, Laos). Il tempio fu costruito fra 1819 e 1824, il più antico della capitale giunto integro a noi.

Nel chiostro del Wat Si Saket (Vienetiane, Laos). Il tempio fu costruito fra 1819 e 1824, il più antico della capitale giunto integro a noi.

Nel Wat Si Saket (Vienetiane, Laos). Il tempio fu costruito fra 1819 e 1824, il più antico della capitale giunto integro a noi. Gli affreschi interni risalgono a 1820-1830.
Cena laotiana a Vientiane (Laos): anatra e wanton in brodo

Preghiera notturna al tempio Chanthaoury (Vientiane)

Preghiera notturna al tempio Chanthaoury (Vientiane)

I durian in una bancarella di Vientiane (Laos)