domenica 15 luglio 2018

Wagner, i giovani e Internet

 
 
 
«Concedigli la sbavante voluttà!». Con queste parole il dio Wotan risponde sprezzante a Loge, intendendo così mortificare ulteriormente il nano Alberich che, sconfitto dal padre degli dei, ha appena maledetto l’anello; siamo nel Prologo della Tetralogia wagneriana. Sbavante voluttà dovrebbe provare pure chi scoprisse che da tre anni sono disponibili gratis in rete su YouTube i video del Ring wagneriano, sottotitolato anche in italiano: edizione Kupfer/Barenboim, fra le altre integrali già caricate.
Lo scopro solo oggi curiosando qua e là.
Certo, chi lo sa fare troverebbe il tutto piratabile altrove con migliore qualità di suono e immagine. Eppure il fatto che si possa godere di uno dei massimi capolavori del genio umano di ogni tempo, il Ring wagneriano, per tramite di un telefonino o di un computer – magari fermando la riproduzione per prendere un respiro o fare un’osservazione ad alta voce – mi pare cosa straordinaria. È questo un potenziale ricettivo universale che avrebbe fatto girar la testa al compositore.
Ripenso che per vedere il mio primo Ring dovetti andare a teatro; alla TV italiana trasmissioni operistiche poco frequenti o ad orari scomodi e il vhs del Ring non era a portata di mano. In teatro niente sopra o sottotitoli perché si leggeva il testo poetico nei giorni precedenti o magari al lume di una piletta durante lo spettacolo; ma quest’ultima era giustamente considerata una rozzata.
Per il Prologo di questa edizione in rete si contano quasi 30.000 visualizzazioni. In senso relativo sono tante o sono poche? Io credo si tratti di una cifra considerevole. Saranno tutti amanti o esperti wagneriani con voglia di un ripasso? Non credo. Questa edizione si avvantaggia adesso di certa estetica alla Mad Max che è tornata di moda.
Lascerei alla scuola superiore il compito di presidiare (o di tornare a farlo) la formazione culturale, certo incrementandola e di molto per quello che riguarda i cenni al teatro musicale: se non è possibile creare un insegnamento storico-musicale specifico, i docenti di lettere, arte e filosofia (Wagner!) sono fondamentali. E, fatta l’infarinatura, non basterebbe oggi per indirizzare gli studenti maggiormente interessati qualche link audio-video? Certe scoperte, a quell’età, si fanno senza esservi troppo costretti.
Tranne che per le iniziative di primo approccio pensate per l’infanzia, lascerei invece alle istituzioni musicali, specialmente le maggiori, il compito di presidiare (!) la qualità dello spettacolo dal vivo, sempre da rendere accessibile a prezzi fortemente ribassati a giovani e adolescenti: penultima trovata, invece, un progetto nell’ambito del Festival Verdi 2018 per sommare alla creatività hip hop la musica di Verdi, autore – si legge in un articolo della Gazzetta di Parma – «ancora scarsamente conosciuto dalle nuove generazioni».
Quest’ansia di far avvicinare ciò che è già disponibile con una facilità disarmante mi pare surreale. Non servirebbe, piuttosto, creare a scuola i presupposti affinché gli studenti siano liberi di scegliere poi in un ventaglio variegato di offerta artistica e culturale?
Stiamo smarrendo le chiavi d’accesso della persuasione amichevole, che è in sua propria natura selettiva, per sforzarci di tramandare ad ogni costo quello che la tecnologia ha già reso sconfinato.

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