martedì 7 marzo 2023

Manzoni e Verdi

 

Nel cuore del confronto fra conte zio e padre provinciale, Manzoni inserisce questa metafora teatrale che un po’ mi fa sobbalzare. E certo è colpa del chiodo fisso verdiano. 
Che i personaggi della pagina («due potestà, due canizie, due esperienze consumate») possano essere stati d’ispirazione al compositore per costruire il duetto Philippe/Inquisiteur è facilmente immaginabile. Nel romanzo come nell’opera si gioca infatti una partita diplomatica sulla pelle di innocenti (Cristoforo e Posa); nel primo caso vince il laico zio conte, mentre nel secondo a prevalere è il prete. 
Stavolta a colpirmi è stata la metafora teatrale adottata dal Manzoni per evocare la rottura della quarta parete, e poi la chiosa d’autore: «lì non c’era politica: era proprio vero che gli dava noia avere i suoi anni». Al re di Spagna, col suo crin bianco e la sposa adultera, non accade qualcosa di molto simile quando il sipario si alza trovandolo addormentato? Il compagno evocato da Manzoni per l’ipotetico cantante della metafora letteraria assume infatti la funzione di quello altrettanto invisibile con cui discorre Philippe quando si alza il sipario all’atto quarto, e cioè il sé stesso del dormiveglia: «Elle ne m’aime pas», si confessa trasognato; «pur troppo!», gli fa eco nel libro il conte zio. 
Ho riletto il romanzo e non lo facevo dai tempi della scuola; nella mia percezione ha subìto un mutamento radicale. Certo, la scarsa dimestichezza di un adolescente con la prosa del primo ottocento non è un vantaggio. Eppure, dove mi si offrivano scolpite proprio le espressioni e le immagini più icastiche del capolavoro (credo di appartenere all’ultima generazione che ha dovuto mandare a memoria «Addio, monti» e La madre di Cecilia) ecco ora bellezza e forza ammirevoli del testo un poco erose dal tempo. Con Gertrude, invece, quanta adeguatezza al presente, quanta verità! 
Quando s’incontra la monaca per la prima volta (a quale età?) non si può certo afferrarla, forse perché non conoscendo ancora la nostra propria libertà a che piangeremmo la mancanza di quella altrui?

Nessun commento:

Posta un commento