mercoledì 16 maggio 2018

Kwaidan


Splendidi i versi di un poeta anonimo conservati nel Sattasaī, la più antica antologia indiana classica. Sono omaggio alla Dea della «Voce» e della musica: a lei il potere di tramutare misteriosamente la realtà mettendoci in contatto con una trama allusiva di memorie ed emozioni.


Gloria a Vāṇī che, quasi sorridesse
sempre, deposta la sua impronta
sul loto del volto del poeta,
mostra un mondo diverso per davvero.

 
(Sattasaī, 983)



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 «Sua Maestà vuole che tu ti senta a tuo agio.»
«Sì, Vostra Maestà.»
«Suoni il biwa splendidamente. E ogni notte reciti la lunga storia di Heike che consiste di un centinaio di canzoni. Sua Maestà è molto compiaciuto. Anche noi siamo molto contenti.»
«Grazie mille. Come vi ho detto, ci sono diciannove canti segreti e cinque poemi segreti a parte la storia principale. Ci vogliono molte notti per rappresentarli tutti. Mi piacerebbe cantare la parte che vi piace di più, stasera.»
«Ha ragione. La battaglia di Dan-no-ura. Quella è la parte più commovente dell'intera storia.»
«Il canto dell'ultima battaglia...»
«… di Dan-no-ura.»
«Allora, Hoichi, cantaci della battaglia di Dan-no-ura.»


怪談 Kwaidan, lett. "Storie di fantasmi", di Masaki Kobayashi, 1964







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