Me li ricordo i naziskin che volantinavano a non più di cinquanta metri dalla Sinagoga, in via della Commenda, avvicinabile da chiunque fino al fatidico 11 settembre. Ci buttavano in mano un volantino a noi che andavamo al ginnasio. E avevi paura a rifiutarlo. Erano mostruosi, muti. Li sapevi capaci di una violenza implicita, necessaria. Bastava uno sguardo di sfuggita per sentirsela addosso. Ne ho rivissuta una parte guardando i “non mi piace” all’ultimo intervento di Liliana Segre.
Il video caricato qualche giorno fa conta 47 dislike. Invito a segnalare i commenti abominevoli.
Tralascio la questione se i “non mi piace”, qui o altrove, siano tanti o pochi dal momento che ne basterebbe uno soltanto a provocare le riflessioni che seguono. M’interrogo infatti su chi siano gli autori del pollice verso. Vorrei conoscere le loro identità, non necessariamente per aspetti legati a indagini di polizia postale, che resta fondamentale per i commenti. Troverei sacrosanto, infatti, se mai fosse possibile metterlo in pratica, che chi ha competenze avvicini questi utenti del dito all’ingiù (dubito siano visibili al proprietario del canale) per soccorrerli nel profondissimo, tenebroso e certo a me insondabile abisso in cui si dibattono; non importa se prima o dopo aver guardato il video (nessuno di loro l’avrà fatto).
Quali e quanti passaggi di formazione nella coscienza morale, etica e civile bisogna aver saltato per diventare così? Ci si nasce? Non credo.
In quali contesti si alimentano queste ignoranze e queste miserie che non immagino necessariamente svantaggiate dal punto di vista economico. Quali percorsi rieducativi - nel loro caso formativi tout court - bisogna far intraprendere a costoro? Penso sarebbe imperativo della collettività farsi carico di questi cittadini. Figliano e figlieranno.
Quali responsabilità ha la nostra organizzazione economico-sociale su tali realtà? Quali gli interventi da implementare adesso e subito? Sono tutti attivisti della destra estrema con pendenze giudiziarie in corso? Non credo.
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