venerdì 13 settembre 2019

La mafia non è più quella di una volta

Solo Maresco può far convivere una chicca come il Monk's Point (Take 1) di Thelonious coi latrati di un cantante neomelodico, così come fa sovrapponendo l'immagine venerabile dei due martiri della patria ai tanti mostriciattoli che cava dal ventre molle di Palermo. Il suo è il nichilismo autentico, salutare, ostinatamente dissonante - anzi, coltivato a distanza siderale - dalla società dello spettacolo; quella che appiattisce sguardi e coscienze, che tutto digerisce e dimentica.
Ma Maresco non si sogna neppure un istante di ricorrere alla retorica, perché quella la tiene lontana come l'aglio con le streghe. Meglio, piuttosto, il compatire con un poco d'affetto i picciotti e i poveri cristi che ha portato davanti alla macchina da presa.
L'amica Letizia Battaglia gli rimprovera di essere "scettico", semplicemente; ma gli amici, si sa, ci guardano sempre sotto le luci che preferiscono. Noi, invece, abbiamo proprio bisogno dell'acume urticante di Maresco e della sua dolorosa intelligenza; bisogno di lui, irriducibile, che cede solo un momento per regalare all'amica nonostante tutto ottimista uno splendido fermo immagine, con sorriso e dita alzate a V.
Raccomandarvi il nuovo film (La mafia non è più quella di una volta) è far poco, perché le ragioni non stanno in un post. Ma andateci - oltre che per ridere bene e pure amaramente - anche per rincontrare un regista che col proprio arricchisce l'autentico amore per il cinema. E che difende un'idea d'immagine e di realtà alimentandola quanto più il materiale è povero, fragile, ma trattato con mano da grande manierista, ricordandoci che nulla è più difficile che fingersi trascurati.


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