Solo Maresco può far convivere una chicca come il Monk's Point (Take
1) di Thelonious coi latrati di un cantante neomelodico, così come fa
sovrapponendo l'immagine venerabile dei due martiri della patria ai
tanti mostriciattoli che cava dal ventre molle di Palermo. Il suo è il
nichilismo autentico, salutare, ostinatamente dissonante - anzi,
coltivato a distanza siderale - dalla società dello spettacolo; quella
che appiattisce sguardi e coscienze, che tutto digerisce e dimentica.
Ma Maresco non si sogna neppure un istante di ricorrere alla retorica,
perché quella la tiene lontana come l'aglio con le streghe. Meglio,
piuttosto, il compatire con un poco d'affetto i picciotti e i poveri
cristi che ha portato davanti alla macchina da presa.
L'amica
Letizia Battaglia gli rimprovera di essere "scettico", semplicemente; ma
gli amici, si sa, ci guardano sempre sotto le luci che preferiscono.
Noi, invece, abbiamo proprio bisogno dell'acume urticante di Maresco e
della sua dolorosa intelligenza; bisogno di lui, irriducibile, che cede
solo un momento per regalare all'amica nonostante tutto ottimista uno
splendido fermo immagine, con sorriso e dita alzate a V.
Raccomandarvi il nuovo film (La mafia non è più quella di una volta) è
far poco, perché le ragioni non stanno in un post. Ma andateci - oltre
che per ridere bene e pure amaramente - anche per rincontrare un regista
che col proprio arricchisce l'autentico amore per il cinema. E che
difende un'idea d'immagine e di realtà alimentandola quanto più il
materiale è povero, fragile, ma trattato con mano da grande manierista, ricordandoci che nulla è più difficile che fingersi trascurati.
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