venerdì 27 settembre 2019

Articolare la ricchezza (Terzo Sciopero Mondiale per il Clima)

Bisognerebbe intendersi sul significato di “ricchezza” in un mondo che si avvicina a contare 10 miliardi di esseri umani (nel 2050).
Per me il definirsi “ricchi” (condizione che pretendo indispensabile ad ogni uomo sul pianeta) dovrebbe comportare quattro condizioni:

1/ il mangiare e bere prodotti prossimi al proprio luogo di residenza (minore impatto ambientale e maggiori possibilità di controllo e sicurezza);
2/ l’usufruire di trasporto pubblico regolare e sicuro per spostarsi senza essere costretti a farlo su mezzi propri, con impatto e fatica maggiori;
3/ l’opportunità d’istruirsi in istituti pubblici avendo a disposizione al contempo i principali mezzi della conoscenza (internet, biblioteche, musei);
4/ l’usufruire di un servizio sanitario efficiente e gratuito per tutte le necessità insopprimibili.

Due cose, per me, rientrano nella sfera del “lusso”:

1/ l’abitare una casa più ampia e confortevole (purché costruita senza alcun impatto nocivo sul territorio) rispetto a quella che è giusto considerare necessaria per ciascuno e per ciascun nucleo familiare;
2/ l’avere a disposizione una certa quantità di abiti e ninnoli che confortino la propria sensibilità estetica.

Tutto il resto appartiene alla categoria dell’eccedenza. Non a quella dell’inutile o del dannoso, ma a quella che raggruppa tutto ciò che per desiderarsi e pretendersi nel possesso avrebbe bisogno d’essere da noi stessi - e da chi è politicamente chiamato a rappresentarci - considerato in rapporto a due fattori fondamentali:

1/ le risorse limitate del pianeta;
2/ la considerazione di quanto, anche nell’immediato presente, manca agli altri.

In un mondo che è in grado di costruire in luoghi improbabili migliaia di km quadrati di serre automatizzate che producono tonnellate di frutta e verdura, d’impartire lezioni via Skype, di effettuare tramite internet operazioni chirurgiche complesse e di spostare persone e oggetti su mezzi privi di conducente (tutte cose irrealizzabili sino a vent’anni fa), dico che la questione essenziale non sta nel “come produrre ricchezza” ma nel come articolarla. È una cosa che si fa mediante il lavoro (sicuro e per tutti) orientato allo sforzo di comunità nazionali, coordinate pure nei rapporti con gli Stati esteri, affinché mezzi e conoscenza siano destinati dove servono e resi disponibili al maggior numero di abitanti della Terra.
A “lusso” per tutti penseranno altri uomini nel secolo venturo. Se dopo il nostro presente arriveranno vivi.

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