The Power of the Dog è un film auspicabilmente andersoniano (leggi: Paul Thomas, ovvio). Ma trovo che la regia della Campion - ancorché ben premiata a Venezia - latiti in diversi punti, troppo confidando nel lasciar fare alla trama e a ellissi che vorrebbe fossero più pregnanti di quelle in risultato.
Anderson, dunque.
Il cattivo ha tratti da Daniel Plainview, capace però di redenzione. Qui, sullo schermo di Netflix, la California d’inizio Novecento è il Montana; fonte il romanzo di Savage.
Da baciare in fronte, come sempre, è Jonny Greenwood che ha scritto musica fatta di legni, stoffa e polvere di finestre illuminate. Sono sonorità che si tengono lontane anni luce dall’epica western, eppure trattengono segmenti e ombreggiature ricercatamente autoctoni.
Da ascoltare.
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