Forse
si riflette poco sulle ragioni estetiche della serata inaugurale. Un
tempo l’inaugurazione era spettacolo per pochi indirizzato ai pochi:
pubblico presente e radio, talvolta (per fortuna di noi posteri). In un
periodo successivo è stato spettacolo per pochi indirizzato a tutti: in
tv, da Grassi fino ai fischi dei Vespri mutiani e poi, dopo una lunga
pausa (solo in radio, mezzo fatalmente più elitario), di nuovo in tv dai
tempi di Lissner.
Quest’anno era spettacolo per tutti indirizzato a
tutti. Già da qualche anno, però, è impossibile non riconoscere il fatto
che - a cominciare dalla scelta dei titoli (i più popolari possibili) -
il mezzo televisivo influisca grandemente sul prodotto. E, del resto,
il modo in cui guardiamo le cose non è forse parte delle cose stesse cui
miriamo? Possiamo intendere, specialmente nel nostro tempo, come neutri
i mezzi di riproduzione? Oggi che essi possiedono dimensione a tal
punto inglobante da pretendere di render superflua persino la presenza
fisica del fatto artistico?
Sarebbe bello se si riuscisse a trovare, un
giorno o l’altro, il giusto amalgama e sarebbe forse il seguente:
spettacoli per pochi, fruiti da molti ma accessibili a tutti. Mi pare
infatti che nella spietata frazione che sovrappone il pochi al tutti
manchi il più cordiale “molti”.
C’è troppo ottimismo, però, nel mio “un giorno o l’altro”. Non vorrei passare per ingenuo come ha fatto un commentatore di cose musicali convinto, sino a poco tempo fa, di abitare in una specie di Atene del V secolo, pronto ad avventurarsi in epoche di altro splendore già alle porte.
Quando scrivo che il modo di vedere fa parte delle cose stesse cui miriamo non intendo che si tratti di “una parte” soltanto, capace ad esempio di semplificare. Intendo invece che il tutto (cioè prodotto e visione) stanno assieme, al punto da confondersi, capaci di diventare altro da sé. Le pagelle sui giornali, i commenti scritti dagli utenti del web a trasmissione in corso, la critica pagliaccesca ecc. ci parlano di approccio superficiale e rammollito a un materiale che non è altro: è lo stesso. Però spesso i pervasivi mezzi di riproduzione digeriscono e ritornano anche ciò che appartiene alla storia dell’interpretazione, insieme a quello che ancora si fa di buono e nobile. Il tutto a portata di clic. Queste sì sono le cose per pochi, fruibili da molti e accessibili a tutti.
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