martedì 13 novembre 2018
Per l'anniversario della morte di Gioachino Rossini
13 novembre 1868 - 13 novembre 2018
Compose musica «che fa dimenticare tutta la tristezza del mondo» e sono suoi motti epicurei attorno «questa opera buffa che si chiama vita e che svanisce come la schiuma d’una bottiglia di champagne». Oggi l’immagine a tutto tondo ridanciana di Rossini è giustamente considerata fuorviante, essendo la vita e l’arte del compositore profondamente attraversate dalle inquietudini e dalle malinconie del proprio secolo. Per l’anniversario della sua morte si cercherebbero allora toni e parole adeguatamente curiali, solenni. Eppure, mi pare, sarebbero proprio i tratti autentici dell’arte e della vita del compositore a mettere in guardia da accenti paludati.
Il Maestro nacque nel giorno che quasi non c’è e morì in un metà novembre di centocinquanta anni fa, come per chiudere l’opera con un finale adeguato all’atmosfera morale e climatica del mese.
Nel rievocare la morte di Beethoven, quella di Verdi o di Wagner si possono ancora, e con facilità, sentir risuonare le fanfare della pubblica gloria accompagnate dalla musica più confacente. E nelle morti di Mozart, di Schubert, di Bellini, di von Weber echeggia intatto il dramma del congedo prematuro.
Non mancò certo, nel lutto, l’universale tributo al compositore del Barbiere di Siviglia e dell’Otello. Ma preferisco evocare quel giorno come fu vissuto a Passy, nell’intima afflizione di un congedo tra parenti e amici alle undici e un quarto della notte.
Le testimonianze ci dicono che Rossini poco prima di morire pronunciò il nome di sant’Anna: quello della sua amatissima madre. Sento oggi, allora, particolarmente vicino questo ascolto e voglio preservarlo da facili psicologismi ricordando, al contempo, che l’arte somma nasce sempre da un grumo di turbamenti e aspirazioni.
Restare nelle opere di Rossini, specie in quelle lunghe per davvero, vuol dire abitare forme e costruzioni di bellezza geometrica e trepidante. Vuol dire vivere di genio e di bellezza perché sempre, così, la morte - un po’ come la data del compleanno di Rossini - pare stentare a farsi avanti.
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