Silence Radio di Valéry Rosier (Francia/Belgio, 2013, 52')
Je chante sur mon chemin
di Francesco Gala
Qual
è il nostro rapporto con la canzone? Anzi, con le canzoni preferite,
quelle che si cantano a fior di labbra perché le parole si conoscono
a memoria?
La
canzone è una forma musicale breve, agile. Ciascuno possiede le
proprie, che conserva sue, per sempre. Ci appropriamo delle canzoni
come facciamo con pezzi di vita vissuta ed esse sono spesso veicolo
del nostro gusto, delle emozioni che lo formano.
Succede
che sia la nostalgia a plasmare un repertorio di greatest
hits
e, senza rendersene conto, il rimpianto di un periodo trascorso -
rivissuto nel presente grazie all'ascolto di una canzone amata - è
capace, quasi per magia, di trasformare la mancanza in istanti di
gioia e nel sorriso di un momento. E quindi anche nel sorriso di
tutti i momenti in cui abbiamo ascoltato proprio quel
brano, intrecciando così una catena di reminiscenze in grado di
arrestare il tempo su tre o quattro minuti di parole e musica. Questo
accade spesso anche se la canzone ci racconta e ci riporta ad un
passato triste, perché l'arte possiede virtù lenitiva se arresta
momentaneamente lo scorrere del tempo per farcene percepire la
profondità; pure quando il dolore è grande e le perdite sono
irreparabili. O magari, appunto, si tratta solamente di malinconia,
quella che si conosce prima in età adulta e si possiede del tutto in
una vecchiaia già impegnata a combattere contro la solitudine.
La
canzone racconta, insomma, dove aver suonato per molte volte. Ed
è
così anche per i personaggi
che sono protagonisti di Silence
Radio:
utenti
ma anche dipendenti dell'emittente della locale Radio Puisaleine che
si ascolta fra i dipartimenti dell'Oise, dell'Aisne e della Somme e
la cui programmazione musicale è in massima parte francese e
francofona, spaziando dagli anni Venti del secolo scorso per arrivare
ai nostri giorni. Insomma, da classici come Berthe Sylva, Tino Rossi,
Marie-José ai nomi contemporanei della canzone melodica.
I
protagonisti del documentario di Rosier sono ripresi molto spesso in
un piano medio che è capace di farli dialogare con l'inquadratura
fissa nella quale sono inscritti per raccontare attraverso l'ambiente
che li caratterizza la loro identità, fra carte da parati a fiori,
tende di pizzo bianco, soprammobili e cornici che rimandano ad un
mondo di affetti; merito anche di una fotografia sensibile affidata
alle premure di Olivier Boonjing e Mathieu Cauville. Gli utenti di
Radio Puisaleine sono qui uomini e donne parlati
dalla musica. Ascoltatori, insomma, che si dichiarano per il tramite
di emozioni musicali vissute per la prima volta da altri, e cioè da
musicisti e parolieri, le cui creazioni costituiscono oggi come ieri
un patrimonio comune capace d'intercettare attraverso le antenne
radio il vissuto di un'ampia comunità di persone.
La
radio mette in relazione gli ascoltatori grazie alle dediche per gli
anniversari e a quelle spese per meglio affrontare i giorni
difficili; o magari quando si ascoltano i consigli di un'indovina da
modi e tono spicci (più vicina di casa che cartomante in contatto
coi misteri dell'ignoto). Ma è soprattutto la trasmissione,
nel senso ampio del termine, ad essere il soggetto del film. Se,
infatti, le interferenze che disturbano Radio Puisaleine rischiano di
interrompere il flusso di relazioni che connette ascoltatori ed
emittente, canzoni e memoria, il documentario continua ad alimentare
questa sorgente per merito di un montaggio molto attento agli
equilibri formali e di senso, anche quando lo sguardo affettuoso del
regista indugia sul viso di un poliziotto per leggere negli suoi
occhi sognanti mentre canta La
Complainte de la Butte
in
un ennesimo interno di Piccardia. La ragione di quello sguardo
malinconico ci resta ignota, eppure la sentiamo cantare perché la
musica ed il cinema se ne fanno testimoni.
«Tu
est une chanson française»,
ci ricorda Claude François. Se la radio s'interrompe per una nuovo
problema di trasmissione c'è sempre un modo per evitare il silenzio:
«j'ai
tout et j'ai rien / je chante sur mon chemin».
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