giovedì 5 gennaio 2017

Georges Prêtre (1924 - 2017)

Nell'aprile 2001 muore Giuseppe Sinopoli dirigendo Aida a Berlino. In cartellone alla Scala resta da colmare un grande vuoto: il podio di Turandot. Arriva nientemeno che Georges Prêtre. Non dirige più opere da tempo ma farà un'eccezione e per fortuna non sarà l'unica. Felicissimo perché disperavo di poterlo ascoltare in altro che non fosse un concerto, seguo anche le prove: il recente Le martyre de Saint Sébastien era stato una folgorazione ed impossibile da dimenticare il Ravel con Ciccolini.
È assai severo con l'orchestra; ha una visione precisa, personalissima perché si tratta di una vera rilettura, come accade spesso col Maestro. I suoi tempi, specie nelle ampie pagine del coro, sono insoliti: l'intesa va costruita. Ma in una Scala a tinta unita si respira adesso un'atmosfera da anni '70: quel nome in cartellone!
Due, in particolare, i passi che non dimenticherò mai; per prima, l'invocazione alla luna. Mimesi di una fascinazione collettiva, morbosa, arresasi alla sofferenza provocata da un desiderio frustrato, la pagina nelle mani di Prêtre sembrava avvitarsi su se stessa: distesa, amorevole e implacabile non conduceva verso alcuna facile catarsi, indugiando invece fra le tinte opalescenti dei legni. Per secondo, il coro in lode di Altoum che con
Prêtre guadagnava un'amplificazione oratoriale assolutamente inedita: era dilatazione dello spazio sonoro capace di sfruttare appieno la rifrazione delle percussioni nella sala. Qui il gesto del direttore possedeva una forza magnetica, trascinante. Pareva di vederla sfilare la fama imperiale dei diecimila anni lungo i bastioni della Grande Muraglia.
La registrazione non è su YouTube ma ci si può consolare con molto altro. Io, ad esempio, amo tantissimo il suo Strauss. 


Nessun commento:

Posta un commento