La memoria involontaria fa sì che io associ a questa canzone - e non da oggi - il finale di "Vertigo".
A spiegare l'affinità non bastano le campane (una, nel caso del
capolavoro di Hitchcock): che abbia scoperto entrambi, film e canzone,
nello stesso periodo? Le sequenze finali di "Vertigo", visto da
ragazzino, mi turbarono per diverse settimane. Testo e musica del
celebre brano, scritto da Jean Villard e rimaneggiato da Marc Herrand,
sono insieme teneri, festosi e funebri: la
vita di Jean-François Nicot in tre brevi strofe. Qui la Piaf è allo
zenit (siamo nel 1956) e Fred Mella - che è il solista dei Compagnons de
la Chanson e canta da tenore - se paragonato a certi topolini con la
voce nel naso ora in circolazione - è Georges Thill in persona.
L'esecuzione è semplicemente immacolata e le parole d'avvertimento
rivolte al pubblico dalla Piaf prima di cominciare sono segno di
modestia e di rispetto che commuovono.
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