"Gebo e l'Ombra" esce la prossima settimana ed è l'ultimo film di Manoel de Oliveira. Se vi capita, guardatelo in francese per gustare le voci roche della Moreau e della Cardinale (che non si è doppiata nella versione italiana). Fonte d'ispirazione è il dramma in quattro atti di Raul Brandão, scritto nel 1923 durante gli ultimi anni della prima repubblica portoghese; epoca di crisi economica e morale, simile alla nostra. Per questo è un tesoro prezioso la voce di de Oliveira, che qui ci parla attraverso un testo capace di farsi apprezzare per una qualità rara: quella di attualizzarsi spontaneamente e di risultare quindi, al tempo stesso, universale. Una storia che è anche familiare e che, in questi giorni di nuove tragedie domestiche, ci parla con franchezza e dolore. Un film sulla crisi, si dirà, banalizzando. Vero. Ma è una parabola antica dagli accenti commossi, anche quando le conversazioni di questo interno piccolo borghese virano sull'arte. È un de Oliveira che, per certi aspetti, si colloca sulla linea di "I misteri del convento" e di "Parola e utopie". Ed è sempre opera di alta statura morale, di sorvegliata sensibilità e di stile, caratteristiche del maestro che rimarrà nella storia del cinema come l'ultimo dei primitivi e il primo fra i moderni.
Nessun commento:
Posta un commento