Rapide associazioni, e forse soprattutto un rifugio, in un giorno tanto drammatico: l’Ucraina del primo XVIII secolo nella commoventissima opera di Čajkovskij (l’ultima volta diretta alla Scala da Rostropovič che festeggiò offrendo a tutti un banchetto dietro le quinte, e baciandoci uno per uno alla russa finendo col versarsi vodka in testa) e Il Grande Gioco che, a differenza di quella che conto fra le letture più avvincenti, sembra non concludersi affatto.
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