A Carax occorsero ben dieci tentativi di scrittura prima d’espugnare il Pierre di Melville; tanto che la X dopo l’acronimo Pola sta ad
indicare proprio il numero romano. Per sceneggiare il non meno
articolato romanzo di London sarebbe forse occorsa a Pietro Marcello
qualche versione in più (o il trovare presto quella inattaccabile).
Il romanzo è fondamentale (attuale? certo! come tutte le cose grandi) e
bisogna tornare a leggerlo se ancora non lo si è fatto perché le pagine più ispirate - credetemi - restano dentro per sempre, come fanno i migliori racconti altrettanto californiani di Sinclair.
Nonostante qualche inciampo nella gestione di un materiale politico
molto sfaccettato, il Martin Eden di Marcello mi ha complessivamente
conquistato, soprattutto nella sua prima metà quando indovina i registri
per sposare narrazione e contesto italiano meridionale. Gli inserti
d’archivio amplificano ovunque il racconto, come fa il finale aggiornato
fra fascisti e africani.
Ingrediente fondamentale è Marinelli,
bravissimo quanto bello per immedesimarsi nella giovinezza fiera e
tormentata del marinaio manovale e letterato.
La colonna sonora è
la selezione migliore che abbia ascoltato da tempo. Include e serve con
uguale perizia Martucci e le canzoni; una è raffinata versione
strumentale di Lu cardillo.
Comunque ho già in testa il Giulio Cesare di domani alla Scala...
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