lunedì 8 luglio 2019

The Dead Don't Die

Sulla lapide della tomba dalla quale è saltato fuori lo zombie di Iggy Pop c’è scritto il nome di Samuel Fuller: Sam, il grandissimo Sam, il cineasta per palati sopraffini. Perché va bene sì Romero, ma Jarmusch parla a molti per rivolgersi davvero solo ai più attenti. È anche per questo motivo che il suo nuovo e divertente film meriterebbe almeno una seconda visione, denso com’è - più che di omaggi e di rimandi da inventariare - di veri e propri clin d’œil fatti in amicizia; gli stessi che una persona considerata vicina nel gusto ti indirizzerebbe sapendo che tu già sai, dal momento che ami oppure ameresti le stesse sue visioni, musiche e letture.
Aristocratico nel gusto Jarmusch lo è sempre ma non sbarra mai la porta. Se sopravviveva al nostro presente insieme ai vampiri Adam e Eve, ora sta tutto dalla parte dell’eremita Bob perché la catastrofe totale è già in atto nella realtà infestata da zombie del conformismo e della religione del consumo. Quella è la peste nera che ha reso impossibile fare la cosa più importante: apprezzare il mondo così com’è godendosi i dettagli.


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