"The Counselor" non è un film completamente riuscito: ma l'incontro di Ridley Scott col premio Pulitzer Cormac McCarthy (qui alla sua prima sceneggiatura originale) è tutt'altro che un fallimento. Il cast di stelle è messo alla prova con dialoghi ben cesellati (e, in quale punto, addirittura indimenticabili) che rispettano il ritmo naturale, pacato degli eventi. Nessun montaggio irrequieto e nulla a che vedere con l'action movie; è un noir (chi ha detto che il genere è estinto?). Ne eredita i conflitti etici più caratteristici: la lotta tra prede e predatori e il pericolo della morte che incombe per dar senso alla vita dei protagonisti. Il pregio maggiore del lavoro è che Scott e McCarthy hanno operato per sottrazione, senza alcuna concessione al didascalismo che va per la maggiore. “Il cartello” è entità onnipotente, gelosamente nascosta eppure onnipresente; sin da subito, tra intimidazioni e aneddoti. A soccombere per primo – ma lentamente – è chi si mostra estraneo ad una realtà efferata che non conosce ribrezzo. Secondo l'etica capovolta, iperbolica dei protagonisti, infatti, “niente è più crudele di un vigliacco”. Qui si solleva ben poca polvere del deserto messicano e uccide più un cavo di ferro che il revolver.
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