«Il Caffé Martini sta dinanzi al Cova, in piazza della Scala al 10, all'angolo con via Manzoni. È il ritrovo abituale della Consorteria delle Effe al gran completo e da sempre il primo telegrafo dei fiaschi della Scala, "l'aeropago che libra le fame esigue e colossali della scena". Mettiamola così: per i trionfi si va al Cova, dirimpetto; per i fiaschi ci si precipita al Martini e, scaraventando il tabarro al guardaroba, si fa notte fra i tavoli assiepati, scolpendo nel marmo l'ultimo pettegolezzo, o rinfrescando la peggiore stonatura. Ai tempi delle Cinque giornate hanno eretto le barricate di velluto dal caffè, utilizzando le poltrone e i manufatti della Scala. Al Martini si incontra ancora la gente più strana.»
Consiglio a tutti di leggere il romanzo di Jacopo Ghilardotti, di fresco dato fuori, che ci racconta una storia musicale tra 1879 e 1887, vista ed ascoltata attraverso gli occhi e le orecchie di Tobia Gorrio, l'anagramma di Arrigo Boito; lui ha persino accesso, in segreto, alle preziose carte dell'opera che tutti aspettano, "Otello". Questa è anche una storia della Scala, al centro della città in cui si applaudono gli spettacoli licenziosi della Canobbiana, si fa tardi nel salotto della Cima e fervono i preparativi per l'Esposizione Universale. Il romanzo è avvincente e molto ben documentato, immerso nella storia, nella politica e nell'arte dell'epoca, con un occhio di riguardo per quel compositore travagliato che fu Alfredo Catalani. Buona lettura!
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