lunedì 14 aprile 2014

A proposito del caso Paolo Isotta

Paolo Isotta mi ha fatto tornare in mente un suo elzeviro del 2000, che ho conservato. "Tosca", opera - come si legge - "nel cuore" del recensore; per questa ragione "sarà più rigoroso dunque il canone interpretativo". Ci si avventura nella lettura e si scopre che la prestazione vocale dei comprimari non ha soddisfatto il critico. Tra loro c'è Roberti; peccato che questo personaggio sia soltanto un mimo. Procedendo si scopre che il direttore è stato capace di mostrare "l'intima coerenza [...] tematica della partitura". Ma chi ha studiato la partitura sa che se c'è un titolo pucciniano nel quale la coerenza tematica è disattesa questo è proprio "Tosca". A proposito, Michele Girardi scrive: "L'estrema concentrazione di eventi obbligò Puccini a seguire una scansione temporale accelerata, e perciò a modificare la consolidata tecnica narrativa basata sul ricorrere di temi e reminescenze che identificassero figure e situazioni senza particolari gerarchie. Egli coordinò invece una fitta trama musicale, capace di realizzare un agile commento sonoro al fresco succedersi dei fatti." ("Giacomo Puccini. L'arte internazionale di un musicista italiano", Marsilio, Venezia 1995, p. 172). Insomma, prendete sempre con le molle qualunque recensione: saper conciliare studio ed esperienza d'ascolto è cosa rara assai.

http://archiviostorico.corriere.it/2000/marzo/12/Genio_piu_genio_uguale_Tosca_co_0_00031210322.shtml


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