lunedì 18 novembre 2013
"Giovane e bella"
"Ma chérie, le temps n'existe pas, tu verras. C'est un présent perpétuel". Un'inossidabile Suzanne Flon (Tante Line) rivelava questa verità alla propria nipote nelle utlime sequenze di "La fleur du mal" di Chabrol (2003). Dieci anni dopo, le ribattono François Ozon e Charlotte Rampling in "Jeune et jolie", al cinema in queste settimane. Protagonista è una personalità individuale che sullo schermo si fa corpo e sesso; e Marine Vacth non è certo la nuova "Belle de jour". Lo spettatore di Ozon è abilmente sollecitato, e sino all'ultimo, a cercare le ragioni dell'agire di Isabelle/Léa. Il giudizio è sospeso, anzi deliberatamente ignorato; ma non la morale, racchiusa soprattutto nel movimento della mdp che alla fine del film riconduce dallo specchio al viso della protagonista, nuovamente sola nella stanza di un albergo. È proprio il tempo la risposta: il tempo che vive in ogni periodo dell'esistenza. Lì si consuma ogni rinascita, ogni scoperta, come durante le stagioni che, alla Rohmer, scandiscono questo racconto (semplici capitoli figuravano in "5x2"). Che ruolo intelligente ed efficace è affidato qui alle poche citazioni letterarie! De Laclos e Rimbaud; ragione e natura. Lo stile di Ozon è ora pienamente maturo (e sottovalutato), capace di dosare tempi, toni (e canzoni, come sempre) da comédie dramatique; e di ferire, quando è il caso. Che bello prendersi gioco della psicologia d'accatto così come dell'anti-convenzionalità della famiglia gauchista! Guardate questo film attraverso lo sguardo del regista, che è tutt'uno con quello puro e curioso del fratellino di Isabelle.
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